Durante i lavori di restauro del complesso monumentale di Sant’Antonio a Nocera Inferiore è stata scoperta una croce sul maestoso scalone
di Nello Ferrigno
Per oltre 300 anni nessuno si era accorto della grande croce che nel 1700 era stata realizzata per caratterizzare il monumentale scalone che consente l’accesso alla basilica medioevale di sant’Antonio a Nocera Inferiore. Il tempo e il degrado hanno fatto sì che l’elemento religioso e decorativo venisse celato allo spettatore.
Soltanto grazie ai lavori di restauro delle facciate esterne della chiesa e del convento francescano, tutt’ora in corso, è stato possibile portare alla luce la straordinaria ed inedita composizione lapidea con un disegno a croce latina nell’ultima rampa. <<La presenza di una possibile composizione posta in cima alla scala di ingresso della basilica – spiega il direttore dei lavori architetto Vincenzo Piccolo – è stata ipotizzata in base all’individuazione di quelli che sembravano essere inserimenti di elementi lapidei di diversa natura. Ponendo la visuale dell’osservatore da una diversa angolazione, guardando cioè verso la piazza sottostante, si è palesata la geometria compositiva dell’elemento decorativo, individuato anche in base alla presenza di discromie tra i diversi gradoni. Alcuni di questi, infatti, presentavano degli elementi lapidei bianchi che differivano dai predominanti in tono di grigio>>.
L’effetto visivo dell’enorme croce è spettacolare anche per le dimensioni. L’originario colore chiaro, ora di nuovo visibile, contrasta con il tufo grigio di Fiano con cui è stato costruito anche il campanile cinquecentesco. A rendere invisibile la grande croce non ci hanno pensato soltanto agenti patogeni come licheni, muschi e piante infestanti ma anche depositi di particolato prodotto dallo smog e dalle polveri sottili causati dall’ubicazione del monumento in una piazza dove è consentita la circolazione automobilistica. A questo bisogna aggiungere i danni meccanici creati dall’uomo. Un insieme di elementi che hanno nettamente alterato la natura cromatica degli elementi in pietra calcarea di colore bianco che compongono la croce latina.
<<Dopo una più attenta analisi – racconta Piccolo – si è reso innanzitutto necessario eseguire una disinfezione delle superfici. Già in questa fase è stato possibile delineare la differenza degli elementi realizzanti lo scalone, verificandone così la composizione artistica e la presenza della croce. Una volta liberato lo scalone dai primi strati di sporco si è passati ad un approccio di pulitura più attento e scientifico, principalmente incentrato sugli elementi che vanno a formare la croce e sempre basati sul concetto di minimo intervento e micro invasività>>.
I lavori di restauro, quasi completati e che hanno interessato l’intero complesso monumentale edificato alla fine del 1200, sono diretti dall’architetto Vincenzo Piccolo ed eseguiti dal “Vittoria Consorzio Stabile Scarl”, rappresentato dall’ingegnere Benedetto Calabrese e dall’impresa “Pappacena Salvatore Srl” con il geometra Daniele Pappacena, con la direzione tecnica della dottoressa Maria Rosaria D’Avino e il coordinamento per la sicurezza dell’ingegnere Gaetano Orsini.