Completi i lavori di restauro degli affreschi sotto la torre del Castello, ora però tocca ai ruderi. Sabato l’evento con Montagna amica
di Christian Geniale
Uno spirito collaborativo che non di certo non si fa attendere. Fare rete con le diverse associazioni del territorio, con i cittadini e le istituzioni va ad alimentare la tenacia e l’impegno dell’associazione Ridiamo vita al castello. Questo sabato mattina, 13 novembre, i volontari saranno impegnati in un’iniziativa promossa da Montagna amica. Una passeggiata tra i sentieri della collina di Sant’Andrea, alla scoperta della vegetazione che la caratterizza. Luigi d’Aquino e i ragazzi di Ridiamo vita al castello spiegheranno un po’ di curiosità sulla flora e sulla storia della collina. Una passeggiata che culminerà al castello con la visita della zona rudimentale del Belvedere e la Sala dei Giganti. Due i turni previsti, primo turno con partenza alle ore 9, il secondo gruppo alle ore 11. Sarà un’iniziativa inclusiva, infatti saranno messe a disposizione delle joelette che potranno permettere la salita lungo i sentieri anche a persone con disabilità motorie.
“Abbiamo salvato gli affreschi”

E’ l’importante risultato ottenuto da Ridiamo vita al castello che ha visto il completamento di un intervento conservativo degli affreschi situati all’interno del tongione. Un progetto nato nel 2014, nato potremmo dire con l’associazione stessa, e che ha visto nel 2018 l’interessamento di Yococu, associazione di restauratori con sede a Roma che opera a livello nazionale e internazionale, e il Comune di Nocera Inferiore. L’intervento di conservazione è stato reso possibile grazie a un co finanziamento che ha visto insieme una sottoscrizione popolare promossa dalla stessa associazione nocerina e il Comune. Il 30 ottobre scorso sono stati presentati i risultati del lavoro svolto.
Gli affreschi si trovano nella porzione absidale quella che molto probabilmente era una struttura religiosa costruita precedentemente alla prima torre. “Quando parliamo infatti di torre normanno sveva – ha spiegato dettagliatamente il presidente di Ridiamo vita al castello Sergio Claudini – facciamo riferimento alla torre pentagonale che si vede tutt’ora su un edificio antecedente di epoca normanna, probabilmente circolare. Non sappiamo se in passato quest’abside fosse stata parte di una cappella rupestre, se era una cappella di palazzo o una chiesa di un centro abitato. Sta di fatto che a noi – ha poi precisato – è rimasta questa rappresentazione pittorica, l’unica in tutta il castello, e parliamo di pareti palinsesto, cioè tre affreschi l’uno sovrapposto all’altro”.

Gli affreschi sono stati realizzati in tre epoche differenti di cui il più giovane risale all’XI secolo, ovvero 1060 -1080 e raffigurano tre santi. Partendo da sinistra, San Giovanni, Sant’Andrea e San Pietro. E proprio quest’ultima figura ha nascosto per diverso tempo la sua vera identità che è riuscita a svelare Rosa Fiorillo, archeologa e docente dell’Università degli studi di Salerno. “Possiamo dire che grazie a lei – ha raccontato Claudini – sappiamo che il terzo santo è San Pietro. Tanta è stata l’attenzione che ha riposto sugli affreschi, li ha studiati e paragonati a quelli situati a Sant’Angelo in Formis”.
“Il restauro degli affreschi – ha aggiunto Claudini – è solo l’inizio di un percorso, di un discorso di tutela e di valorizzazione dei ruderi medioevali. E’ un obiettivo sicuramente non semplice da raggiungere, un percorso lungo che non può essere risolto in pochi mesi, sia per lo studio che richiede sia per risorse umane ed economiche. Urgenti azioni di recupero architettonico di cui i ruderi necessitano urgentemente. Parliamo di ruderi di epoca sveva angioina, sulle spalle 800 anni di storia. È una missione che non ci spaventa”.