La vita del tenente Guido Cucci, medaglia d’oro al valore militare, eroe nocerino in Africa. L’amore per Elena
di Marisa Croce
A Nocera, negli anni 30 del secolo scorso, viveva un giovanotto, figlio di buona famiglia, bello, alto, generoso, amante degli studi e dell’Africa. Poteva avere tutto ciò che desiderava ma il destino volle che la sua vita finisse ad appena 32 anni, immolato come tanti altri, sull’altare di una assurda guerra. Parliamo del tenente Guido Cucci, medaglia d’oro al valor militare, a cui è intitolata una trafficata strada nocerina che congiunge via Fucilari a via Atzori.
Nasce nel 1907 a Nocera inferiore. Il padre è il generale Giacomo Cucci e la mamma Marianna Melchionna, entrambi di Serre. Dal 1923 al 1926 frequenta la Scuola militare della Nunziatella di Napoli, dove consegue la maturità. Va poi a Roma dove frequenta il corso di ufficiale di complemento e a 20 anni ne esce sottotenente, assegnato al primo Reggimento Bersaglieri. Frequenta poi anche l’accademia di Modena e si congeda il 28 dicembre del 1928.
Siccome è un ragazzo serio, pieno di sogni e di progetti, amante dello studio e della cultura, intraprende con entusiasmo gli studi universitari a Napoli e si laurea prima in Giurisprudenza e poi, due anni dopo, anche in Scienze Politiche e Sociali.
Siamo arrivati al 1932. Guido ha 25 anni. All’università di Napoli conosce Elena Sengal, donna molto colta, insegnante e autrice di numerosi libri scientifici. Si innamorano e vorrebbero sposarsi ma, siccome Elena è di origine etiope e siamo in piena epoca fascista, le leggi razziali glielo impediscono. Non solo, Guido viene a conoscenza delle tristi condizioni in cui versa la popolazione etiope sotto la dominazione dell’Italia e da persona coraggiosa e insofferente delle ingiustizie quale è, non esita ad esternare critiche al partito fascista, per cui viene ben presto richiamato alle armi e inviato in Eritrea, dove partecipa a tutte le operazioni militari e di guerra, meritandosi addirittura una croce di guerra al valor militare.
Viene congedato col grado di tenente e rimpatriato nel dicembre del 1936. Ad attenderlo in Italia c’è ancora Elena, assieme alla quale aveva concepito un figlio. Attendono invano l’autorizzazione per sposarsi. Nel luglio del 1938 viene invece mandato di nuovo in Africa Orientale (una punizione per le sue idee??) e assegnato al gruppo Bande. Durante la battaglia di Ebennat e Valle Ambó fu costretto ad intervenire con una squadra decimata, quasi dimezzata. Lottò con un coraggio da leone, avendo negli occhi e nel cuore la sua Elena e il loro bambino, ma fu circondato dai nemici che lo crivellarono di colpi, al fianco, al petto e alla testa. Era il 27 novembre del 1939. Due anni dopo gli fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, triste onorificenza ad un uomo sacrificato per un ideale assassino.