Il vescovo Giuseppe Giudice, “il cimitero è terra Santa, educhiamo i piccoli alla preghiera e alla visita dei defunti, no al macabro di Halloween”
“Abbiamo tanto bisogno in un momento di confusione e di esasperazione dei diritti individuali di ritornare su questi temi, di cui difficilmente si parla”. Così il vescovo della diocesi Nocera Sarno, Giuseppe Giudice, ha voluto aprire il suo messaggio per la commemorazione dei defunti. Un rito che, a causa della pandemia, ha costretto a viverlo diversamente, in modo fugace e senza cogliere a pieno l’importanza del momento. “Ritorniamo pensosi e meditabondi nei nostri cimiteri – ha aggiunto monsignor Giudice – in modo speciale nel mese di novembre, da sempre dedicato alla memoria dei nostri cari defunti”.
Nel suo messaggio il prelato ha voluto sottolineare che “il cimitero è terra santa, luogo di silenzio e di preghiera, spazio pubblico benedetto; e quante volte vi ho ripetuto che la civiltà di un popolo si giudica soprattutto da come sono curati i cimiteri”. Dunque cura costante e non occasionale.
Nel calendario liturgico, la commemorazione dei defunti cade nelle prossimità di Halloween, un evento che nulla a che fare con la fede cristiana cattolica e con la nostra cultura, “delle scimmiottate riprese da altre culture – precisa il vescovo – che stanno invadendo e spiazzando i nostri giorni di novembre dedicati ai morti e, spesso, anche i nostri luoghi formativi, dando spazio ad un commercio sfrenato che apre a derive preoccupanti dal punto di vista educativo”. E aggiunge “educhiamo i piccoli al rispetto, alla preghiera, alla visita al camposanto, a gesti di carità, e non ci omologhiamo ad una cultura che, mentre fa del tutto per nascondere la morte, poi la presenta in modo macabro e disgustoso in tutte le reti di comunicazione, quasi rubandoci la speranza”.

Altro passaggio toccato da monsignor Giudice è la pratica della cremazione. “Mentre la Chiesa, premessa la fede nella risurrezione della carne, permette oggi la cremazione, siamo invitati – ha spiegato il vescovo – a non venerare le ceneri disperdendole o conservandole tra i barattoli delle nostre case, cose tra cose, con il rischio di essere buttate nella spazzatura alla prima distrazione, o al venir meno degli stessi congiunti. Invece, il luogo santo rimane là, spazio pubblico e per tutti; e ci consola il fatto che, anche quando non ci saremo, qualche povero prete vi celebrerà una messa, porteranno dei fiori innaffiati dalle lacrime degli uomini, alcuni bambini con i genitori giocheranno tra le tombe e tra la vita e la morte ancora si incontreranno per indicarci la meta finale, il Cielo, il Paradiso”.
“Ritorniamo ai cimiteri – ha aggiunto monsignor Giudice – luoghi pubblici per fare memoria dei resti dei nostri cari, e luoghi di preghiere e di silenzio, dove ci viene ricordata una legge che, scritta su tante lapidi, non possiamo eludere: Ieri eravamo come siete voi; sarete come siamo noi ora”.