Città segreta racconta la storia del valoroso soldato nocerino Castaldo, combatté ovunque ma volle farsi seppellire nella sua Nocera
Se noi coltiviamo la storia e il ricordo degli eventi storici, essi saranno trasmessi di generazione in generazione e non perderemo la memoria di personaggi nati a Nocera e di fatti accaduti che hanno reso famosa, allora, la nostra città. Tra questi personaggi un posto particolare lo occupa GiamBattista Castaldo che fu un famosissimo e valente condottiero, comandante di tutte le truppe dell‘imperatore Carlo V.
L’anno di nascita non è sicuro, alcuni lo datano intorno al 1485, altri al 1493. Anche il luogo di nascita è conteso tra Nocera e Cava, ma siccome tutte le fonti storiche parlano del Castaldo come nocerino, quasi sicuramente nacque a Nocera, da Carlo Castaldo, patrizio cavese e dalla nocerina Maria de’ Raynaldo o Rinaldi, appartenente a una delle più illustri famiglie locali. Giovanissimo, si fece apprezzare per il suo valore dal marchese di Pescara, don Alfonso d’Avalos, e al seguito di questi e dei condottieri Prospero e Marcantonio Colonna combatté contro i francesi presso Sarno.
Nel 1525 alla battaglia di Pavia fu uno dei più valorosi capitani imperiali e contribuì alla cattura del re Francesco I di Francia e personalmente fece prigioniero il re di Navarra. In premio ottenne il feudo di Binasco e il diritto di mettere sul suo stemma le armi di Francia e Navarra. Partecipò poi al sacco di Roma nel 1527 e successivamente combatté in Ungheria contro i turchi. Nel 1535-36 fu inviato a combattere in Africa dove si distinse con grande gloria nelle battaglie navali davanti a Tunisi e nella Mauritania.
Successivamente partecipò a nuove campagne sia in Italia sia nella guerra contro i protestanti in Germania, dove riportò grandi vittorie. Le ultime sue imprese le compì dopo il 1551 quando gli fu affidata la guida della guerra contro i turchi che avevano invaso la Transilvania e l’Ungheria. La guerra fu vinta con grandi successi. Combatté ancora nelle Fiandre e in Savoia e infine ottenne la direzione del governo della Lombardia, dove gli erano stati concessi numerosissimi feudi, tra cui il marchesato di Cassano. Si può affermare che il Castaldo abbia partecipato a tutte le guerre fatte prima della morte di Carlo V, avvenuta nel 1558 ed anche dopo, sia in Italia che in Fiandra, in Germania, in Ungheria, in qualità di maestro di campo, generale di artiglieria o capitano supremo.
Non fu solo un grandissimo e valoroso eroe militare ma anche scrittore, tanto che le sue rime, che si trovano nel libro VII della Raccolta di poesie e rimatori napoletani, riscossero un grande successo nell’ambiente culturale. Morì a Milano il 6 gennaio 1563, lontano dalla sua terra, chiedendo di essere sepolto a Nocera nel monastero di Santa Maria a Monte. I suoi resti, dalla cappella di San Vittore al Corpo furono trasportati a Nocera dal fratello Giovan Matteo, e poi nel 1728 furono trasferiti dai monaci nella nuova abbazia di Monteoliveto a Piedimonte, essendo andata in rovina per le frane quella su Monte Albino.
Si deve proprio al Castaldo la costruzione del convento di Santa Maria dei Miracoli dove prima era una cappella detta della Madonna dei 3 Pigni. Si narra, infatti, che egli era inseguito dai suoi nemici che lo volevano uccidere e trovò rifugio proprio nei pressi di questa cappella situata a metà del Monte Albino. Fece quindi voto di edificarvi un monastero in caso di salvezza e così fu.
Rimasto illeso e tornato a Nocera, prima ottenne in dono il sito dove era la cappella, come si evince dal rogito stipulato nel 1530 e poi, col consenso apostolico di Paolo Giovio, vescovo di Nocera, costruì il monastero verso il 1540 che affidò agli Olivetani di Monteoliveto Maggiore in provincia di Siena e che è noto agli storici dell’arte per aver conservato fino al 1686 un capolavoro di Raffaello, un tondo conosciuto come la Madonna del duca d’Alba. (Di questo monastero e della sua magnificenza parleremo in altri articoli ) Le spoglie del Castaldo riposano nella chiesa di San Bartolomeo, dove sono visibili il busto marmoreo, opera dell’aretino Leone Leoni e la lapide sepolcrale.