Città Segreta svela la storia della piccola chiesa di San Gioacchino a Nocera Inferiore, tra cimiteri scomparsi e anime pie
di Marisa Croce
Intorno agli anni sessanta del 1800 a Nocera viveva il medico Pietro Martinez. Durante il quotidiano svolgimento del suo lavoro aveva modo di conoscere la povertà e l’indigenza in cui versavano molti suoi concittadini. La sua indole generosa lo induceva ad accorrere là dove c’era bisogno per cui, dopo aver parlato con amici e conoscenti, mossi da una uguale carità cristiana, fondò una associazione che aveva lo scopo di occuparsi dei poveri nei loro svariati bisogni.
La prima riunione dell’associazione, dedicata a san Gioacchino, si tenne il 24 giugno del 1870. Tra gli scopi del sodalizio tra l’altro, vi erano quelli di curare a casa gli ammalati se questi non potevano essere accolti in ospedale, seppellire i morti delle famiglie povere, dare una dote alle ragazze che non potevano permettersi di sposarsi. Per i primi anni l’associazione non ebbe neanche una sede dove riunirsi, finché il parroco della chiesa di San Matteo offrì una cappella della chiesa di Santa Maria delle Pastine, chiesa che adesso non esiste più e che si trovava dove c’è l’attuale piazza Trieste e Trento.
Qui, in questa zona detta delle pastine (forse perché era zona agricola dove si “pastinava”) era necessariamente sorto un cimitero in quanto, a causa della terribile peste del 1656, numerosi nocerini erano morti ma non si riusciva a seppellirli nella terra santa di San Matteo, ormai satura. Soltanto dopo si pensò di costruire presso quel cimitero anche una cappella dedicata prima alle Anime del Purgatorio e poi a Santa Maria delle Grazie, per celebrare le messe in suffragio delle anime dei defunti lì sepolti.
Vicino a questa cappella si decise di innalzare un tempio da dedicare a san Gioacchino e che doveva diventare la dimora della Confraternita, ma la sua costruzione fu subordinata a quella di una cappella nel cimitero di Nocera, dove seppellire i corpi degli appartenenti all’associazione. Con certezza sappiamo che finalmente, solo nel 1895, monsignor Del Forno, durante una visita parrocchiale alla chiesa di San Matteo, visitò anche la chiesa appena costruita e dedicata a san Gioacchino.
Dopo una trentina di anni in quella stessa sede fu aperta una sezione di aspiranti di Azione Cattolica poi, nel 1949, la chiesa fu concessa al circolo della Fuci “Giuseppe Moscati” di Nocera. Da uno scritto del professore Mosca, presidente della Fuci, sappiamo che la chiesa dopo la guerra era già in condizioni precarie, senza infissi e vetri alle finestre, per cui dovette essere riparata e riarredata. Nonostante ciò la chiesa di San Gioacchino ospitò un’associazione di avanguardia che comprendeva una scuola di catechismo per fanciulli, ore di adorazioni mensili, feste, pellegrinaggi e ritiri spirituali. Possiamo dire che la migliore gioventù nocerina passò per questa attiva associazione. Purtroppo, ciò che la guerra aveva iniziato, il terremoto completò, per cui la chiesa fu preda del degrado più totale, con mura crollate, pavimento dissestato, infissi distrutti.
Una profonda tristezza pervase i nocerini, soprattutto coloro che in quella chiesa avevano trovato gioia e carità, preghiera e accoglienza, spiritualità e agire cristiano. Dobbiamo al vescovo Gioacchino Illiano la ferma volontà di recupero e restauro della chiesa che, dopo molti anni di completo abbandono, fu riaperta al culto il 29 aprile 1999, avendo sempre come fine l’assistenza materiale, morale e spirituale. Le attività sociali e religiose furono dapprima affidate ai figli spirituali di don Oreste Benzi e poi, nel 2002, alle suore Ancelle Eucaristiche di Melito di Napoli, una congregazione fondata da Maria Grazia Cicala.