L’omaggio di Prima Pagina a Gennaro Corvino, papà e nonno di tanti giornalisti
Nel mare di informazioni, di opinioni, di moralismi e di copia-incolla che popolano il Web, mi piace ricordare la figura autorevole e signorile di Gennaro Corvino, decano dei giornalisti campani. Nato a Castel San Giorgio nel 1921, Corvino scrisse il suo primo articolo a diciotto anni, sul settimanale “Azione Sociale”, organo di informazione delle Acli e continuò la collaborazione anche con il periodico “Il Risorgimento”. Dalle colonne de “Il Mattino” ha raccontato gli anni difficili del dopoguerra, diventandone corrispondente da Castel San Giorgio dalla data di ritorno in edicola del giornale napoletano, allora diretto da Giovanni Ansaldo. Preziosa e variegata la sua attività pubblicistica nel corso di circa settant’anni di attività: è stato corrispondente de “Il Tempo”, del “Roma”, de “La Voce di Salerno”, della “Rivolta del Sud” de “Il Risorgimento Nocerino” e de “La Città”.
Negli anni Sessanta Corvino fondò anche il periodico “Nuovi Tempi” che non ebbe la giusta fortuna e le cui pubblicazioni non durarono a lungo. Per diversi anni è stato direttore di Rta, RadioTeleAgro, tra le primissime emittenti radiotelevisive della Campania. Passò quindi a dare la sua preziosa collaborazione a Telenuova di Pagani.
In circa settant’anni di giornalismo ha scritto oltre diecimila articoli sui temi più disparati, allargando il suo orizzonte di corrispondente locale fino a diventare collaboratore a tutto campo soprattutto per “Il Mattino” dove ha raccontato anche le gesta della Nocerina. Prezioso è stato il suo apporto dato a “Il Risorgimento Nocerino”, diretto prima da Giovanni Zoppi e poi da Vittorio Caso, diventandone colonna portante per tantissimi anni. Fino a poco tempo prima della sua scomparsa ha continuato a collaborare con il quotidiano “la Città” con la verve di chi si approccia per i primi anni a questo mestiere.
Maestro elementare in pensione, Corvino ha lasciato un esempio da imitare per le giovani generazioni di giornalisti per le sue doti morali e per la passione che ha sempre contraddistinto la sua attività.
Figlio di una scuola di giornalismo che non c’è più, aveva un obiettivo: raccontare i fatti. Quelli che dovrebbero avere come scopo di far sapere al lettore: chi, come, cosa, quando, perché quanto successo sarebbe di suo interesse a tal punto da finire su un giornale. Insomma, Don Gennaro (come veniva rispettosamente chiamato) cercava le notizie, le selezionava, le limava, le scriveva se aveva tutti i puntini in fila per fare la riga. Un giornalismo dallo stile civico, fatto di parole generose, con un sano decoro meridionale, unito alla hegeliana, laica preghiera quotidiana.