Una banda di giovani ladri fermata dai carabinieri, si chiamavano gli “sfiammati”, più di 700 auto rubate in due anni nell’Agro nocerino e nel Vesuviano
Se la storia non fosse vera potrebbe sembrare la sceneggiatura di un film da inserire nel filone della commedia all’italiana. Si comincia dal nome che la banda si era dato “Gli sfiammati” che utilizzavano sul gruppo chat Whatsapp. Essendo giovani utilizzavano le ultimissime tecnologie come le webcam per controllare vittime e refurtiva. A smantellare il gruppo ci hanno pensato i carabinieri che, coordinati dalla procura della Repubblica del tribunale di Nocera, questa mattina hanno arrestato otto persone, cinque sono finite in carcere, tre agli domiciliari. Altre sette persone risultano indagate in libertà.
Il “cavallo di ritorno”
Gli affari del gruppo criminale riguardavano il settore delle automobili, il loro furto e la restituzione al proprietario dopo il pagamento di un riscatto, il cosiddetto “cavallo di ritorno”. I furti tantissimi, almeno 700 in meno di due anni, venivano eseguiti nell’Agro nocerino sarnese e nell’area vesuviana. Gli arrestati sono tutti originari di Scafati, Angri, Boscoreale, Torre Annunziata, Terzigno, Pompei e Castellammare di Stabia. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al compimento di plurimi reati contro la persona e il patrimonio, nonché estorsione, ricettazione e autoriciclaggio. Tutto era iniziato nell’ottobre del 2019 quando i carabinieri, per un normale controllo, fermano un’automobile rubata a bordo della quale viaggiava uno delle persone arrestate questa mattina, che procedeva a breve distanza rispetto ad un’altra autovettura occupata da tre complici, anche loro finiti in carcere.
Antifurti clonati
Lo sviluppo delle indagini ha portato i carabinieri a scoprire un’organizzazione molto articolata e radicata sul territorio. Rubavano soprattutto auto del gruppo Fca, come Fiat, Alfa Romeo e Jeep. Gli antifurti venivano annientati grazie ad altrettanti sistemi elettronici. A vendere le apparecchiature e dare loro preziosi consigli era un esperto del settore che loro chiamavano “o’ mast”. L’automobile rubata veniva portata in un luogo protetto e controllata attraverso i telefonini con delle web cam. Poi veniva fotografata e lo screen shot inviato al proprietario a cui chiedevano 1.500 oppure 2mila euro per la restituzione. Delle volte, quando la vittima tentennava, tra di loro dicevano “lasciamola riposare”, indicando l’automobile che restava congelata.
I file audio e video che i carabinieri hanno trovato sui loro telefonini sono tantissimi, ne hanno calcolato 64 mila. C’è anche un video che il procuratore della Repubblica, Antonio Centore, ha definito esilarante. In esso si vede un componente della banda cercare di suonare una chitarra che era a bordo di un’auto rubata. Il video era stato inviato da un componente della banda ai complici sulla chat per pavoneggiarsi ma ha dovuto subire la loro ilarità perché non sapeva suonare lo strumento musicale. Di tanto in tanto la banda si riuniva per decidere strategie e attività, l’incontro veniva definito “riunione sindacale”.
Lo sgarro al boss
Non sono mancati gli incidenti di percorso come quando hanno rubato, senza saperlo, l’automobile di un esponente di spicco della criminalità organizzata scafatese che, tra l’altro, è titolare di un’azienda che vende automobili. L’uomo ha attivato indagini in proprio e ha scoperto gli autori del furto. Si è presentato di persona al momento dello scambio e non è stato certamente morbido con il ladro che le ha prese di santa ragione. Il capo della banda si è giustificato dicendo che, quando la macchina era stata rubata, nessuno avevano notato che intorno alla targa c’era il marchio della concessionaria dell’uomo.
L’ordinanza delle misure cautelari sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari Luigi Levita su richiesta del procuratore Centore e del sostituto Angelo Rubano. Ad operare sul campo i carabinieri di Scafati e il nucleo radiomobile di Nocera.