Dal dossier regionale sulla povertà emerge un disagio sociale molto sentito anche nel territorio della diocesi Nocera Sarno
Sono oltre millequattrocento le famiglie che ricevono annualmente il pacco alimentare nell’Agro nocerino sarnese, un dato che letto per esteso raggiunge quota cinquemila persone, senza dimenticare gli oltre 6 mila pasti che in poco più di sei mesi del 2022 sono stati serviti al complesso Santa Croce di Nocera Inferiore. Sono questi alcuni dei numeri che si nascondono dietro il disagio sociale riportato dal dossier regionale sulla povertà, presentato in settimana a Napoli, che evidenzia le tante difficoltà che divorano intere famiglie delle 16 diocesi della Campania. Numeri che negli ultimi tempi hanno visto registrare delle forti crescite, prima il Covid, poi la crisi economica energetica scatenata dalla guerra in Ucraina.
Le richieste che si presentano giorno dopo giorno ai centri Caritas della diocesi Nocera Sarno, illustrate durante l’incontro di ieri alla Casa Iuvenescit Ecclesia in occasione della VI Giornata mondiale dei poveri, non sono legate soltanto alle necessità materiali. Dietro ogni persona c’è una storia fatta di bisogni, su cui chiedono ascolto e supporto. “Noi come Caritas – ha spiegato il direttore don Vincenzo Di Nardi – vogliamo dare un approccio globale alla povertà, non semplice assistenzialismo”. In poco più di anno la Caritas ha attivato una serie di sportelli proprio per accogliere e raccogliere i tanti bisogni.
Lo sportello psicologico è uno dei più attivi e in poco tempo ha registrato centinai di richieste di aiuto, aumentate vertiginosamente nel corso della pandemia. Altri interventi in forte crescita sono quelli che vedono impegnati lo sportello immigrazione e legale che, all’indomani della guerra ucraino – russa, ha gestito le pratiche per la protezione speciale dei rifugiati. In crescita anche lo sportello salute che, con la collaborazione dei medici cattolici volontari, riesce a venire incontro alle tante richieste di accertamenti clinici che il servizio sanitario nazionale non copre o per mancanza di fondi o perché le liste di attesa sono estremamente lunghe e non tutti possono permettersi di accedere alla sanità privata.
“Il nostro modo di agire come Caritas parte dal Signore – ha detto il vescovo della diocesi Giuseppe Giudice – non siamo dei classici centri sociali e non vogliamo essere supplenti di nessuno, perché la Chiesa ha una sua identità. Quello che facciamo è seguire semplicemente l’insegnamento di Gesù, dove la più grande povertà non è perdere le cose ma perdere la fede”. “Oltre al problema materiale – ha spiegato don Vincenzo Di Nardi – ci rendiamo conto che la persona ne porta con sé tanti altri che vanno risolti con l’aiuto di persone competenti”. La Caritas diocesana, dunque, si pone all’ascolto delle tante criticità, vecchie e nuove, che si palesano sul territorio, venendo incontro non soltanto ad una povertà materiale ma anche a quella sociale ed educativa.