La testimonianza di Anna D’Angelo medico nocerino in servizio al Gemelli a Roma. E’ lei con la Tac in ospedale a verificare se il virus è nei polmoni
Il Covid-19 ha letteralmente cambiato le abitudini e il modo di approcciarsi alla vita. Un essere invisibile che cerca di mettere in ginocchio il mondo intero. I mezzi per contrastarlo ci sono e tutti ne siamo in possesso. Prudenza e buon senso. In questi giorni, tutti noi siamo chiamati a metterli in pratica, attraverso un cambio delle nostre abitudini. Ma, nel periodo delle restrizioni, ci sono persone, uomini e donne che affrontano il nemico faccia a faccia. “Eroi che non godono di fama e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri” riportando le parole di Papa Francesco dette durante la celebrazione solenne della Domenica delle Palme. Sono medici, infermieri e operatori sanitari, angeli e veri eroi impegnati in ospedale. Forti e senza timore, con spirito altruista, si prodigano per coloro che hanno bisogno delle proprie cure. Chiamati a salvare la vita, quella vita che è dono.
“Resterò qui a Roma fino a quando non sarà passata quest’emergenza e sarà dimesso l’ultimo dei pazienti. Da quel giorno, partirà la mia quarantena, prima di tornare a casa”. Queste le parole di Anna D’Angelo, giovane medico di Nocera Inferiore, che presta le proprie cure come radiologa senologa al policlinico Gemelli di Roma. Dalle sue parole traspare l’amore per il suo lavoro e per la missione che è chiamata a portare avanti. Il giovane medico è una dei tanti “veri eroi” che in queste settimane spendono se stessi in tutte le realtà ospedaliere d’Italia, come sempre hanno fatto.
“Al momento al Gemelli – ha detto Anna D’Angelo – abbiamo ben 300 ricoverati positivi al Coronavirus, di cui almeno cinquanta in terapia intensiva. Siamo circa in dieci impegnati tutti i giorni al pronto soccorso, dove abbiamo due tac dedicate al Covid-19 e una solo per altre emergenze”.
Sono medici, sono eroi, ma non sono immuni. Il rischio che un operatore sanitario possa contrarre il virus è alto. “Finora sono pochi – ha aggiunto D’Angelo – i colleghi contagiati in ospedale ma il nostro rischio è alto, siamo molto esposti. Evitiamo persino di mangiare in mensa. Importante, dunque, è restare a casa e, per coloro che hanno la possibilità, di lavorare in smart working”. Il restare a casa non deve essere visto come un comando d’imperio. Restare a casa è l’arma più tagliente che possa debellare questo virus. Facciamolo e continuiamo ad usarla, pensando proprio ai tanti “eroi”, come Anna, che spendono tutte le proprie energie per prestare le migliori cure e che sperano di diagnosticare ai tanti colpiti dal virus la fine dell’incubo.