I sindacalisti della Cisl e Uil di Villa dei fiori accusano i sindaci di aver abbandonato i lavoratori. “Rischio disoccupazione più concreto”
Sono trascorsi due mesi dall’incontro di mediazione tra Villa dei fiori e l’Asl Salerno, in particolar modo con il Distretto sanitario 60 organizzato dal sindaco di Roccapiemonte con i colleghi di Nocera Inferiore, Nocera Superiore e Castel San Giorgio. In ballo c’è il destino di diversi lavoratori che operano all’interno del centro di riabilitazione. La minaccia di licenziamento, col passare del tempo, è sempre più concreta. Almeno 20 i lavoratori che rischierebbero di restare a casa. “Dopo due mesi non è successo nulla, come se il tempo si fosse fermato. Ma il tempo non si è fermato, purtroppo e per i lavoratori il rischio della disoccupazione è sempre più concreto” A dirlo sono i sindacati aziendali Cisl e Uil.
Pochi giorni fa i rappresentati sindacali hanno ricevuto una lettera da parte del Tavolo dei sindaci che prese parte all’incontro. Pare che nulla si sia mosso. A muoversi, però, è la “rabbia e sconforto, mista a tradimento” espressa dalle due sigle sindacali. “Nella lettera – prosegue la nota – troviamo le stesse parole e gli stessi argomenti di oltre due mesi fa. Sapete bene che all’incontro del 5 agosto nessun dirigente del Distretto sanitario 60, offendendovi nel vostro ruolo, non si è presentato e non si è nemmeno giustificato. Sapete bene che in quella sede l’impegno preso con noi è stato quello per cui avreste subito riconvocato l’incontro pretendendo rispetto”.
Come detto, è sempre più concreta la possibilità che diversi operatori del centro riabilitativo si vedano fuori dai piani organizzativi e lavorativi, “gravità a discapito sopratutto dei pazienti, dove è sempre maggiore la negazione del diritto alla cura” hanno precisato i sindacati. “C’è chi neanche ha voluto ascoltarci – continua la nota – con un silenzio che significava fate pure la vostra fine, non ci importa. Voi invece ci avete detto vi ascoltiamo e interveniamo. È quasi meglio l’indifferenza di chi non ci ha ascoltato. Perché in voi abbiamo creduto, confidato, sperato. E ora ci sentiamo traditi. La vostra, per quanto tardiva, non è una convocazione autorevole, decisa, consapevole della gravità e dell’urgenza della situazione. È esattamente il contrario. Non c’è neanche una data, con la conseguenza che se ci sono voluti ben due mesi per una seconda “non convocazione”, ci vorrà una vita per fissare un appuntamento a cui, ci scommettiamo, saranno più gli assenti che i presenti”.