Si chiama “Museca” l’album di Nando Citarella, una raccolta di 13 brani che unisce culture e tradizioni, ancor più preziosa nell’epoca virale del Covid
In un periodo in cui la pandemia ha fermato l’arte, portando alla chiusura dei cinema e dei teatri oltre che dei musei, la memoria storica riporta alla mente i giorni del terremoto del 1980 quando alcuni cantori riscaldavano il cuore delle genti colpite dal sisma sotto i tendoni dove si consumavano i pasti. Tra Lioni e Calitri, nelle fredde e dolorose notti di 40 anni fa anche la voce del nocerino Nando Citarella che oggi, dopo la fatica del primo lockdown, offre al mondo delle tradizioni una raccolta di 13 brani. Un disco che unisce le culture in un unico grade abbraccio. Si intitola “Museca” il lavoro di Citarella e dei Tamburi del Vesuvio, un progetto ideato e voluto dal maestro per mettere insieme le affinità piuttosto che le differenze.
Dall’Africa alla Spagna, dalla Germania all’Argentina, dal Giappone all’Australia. Voci e strumenti che raccontano storia diverse ,ma che si ritrovano ad avere la stessa radice, l’appartenenza alla terra. A descrivere “Museca” è il maestro Citarella, un talento nostrano che nel mondo porta con orgoglio la sua nocerinità.“ ‘a Tammorra” da S. Rocco alla Mamma d’e Galline, da Materdomini all’Avvocata e fino a quella Terra dove tra riti antichi e misteriosi canti si incontrano le culture (Africa- Ispano-Portoghese-Napoletana).