Nocera Inferiore la città segreta, la storia della famiglia Calenda dei Tavani. Il palazzo nobiliare a Pietraccetta e la lapide al municipio
Alzi la mano chi, passando davanti al municipio di Nocera Inferiore, abbia letto il testo ed a chi sono dedicate le quattro lapidi commemorative affisse sulla facciata. Anche io per anni sono passata e ho guardato solo superficialmente. Un bel giorno però mi è venuta la curiosità di vedere chi erano le persone a cui erano state intitolate e ho letto i nomi di Giovanni Amendola, Giuseppe Mazzini, Gennaro Orlando e Vincenzo Calenda di Tavani. Quest’ultimo mi era sconosciuto e sono andata a trovare e leggere la sua storia.
Nato a Nocera nel 1830, si laureò in legge all’università di Napoli. Ad appena 23 anni diventò relatore presso la Consulta di Stato del Regno delle 2 Sicilie e poi, dal 1883 al 1887, fu ministro di Grazia e Giustizia del Regno d’Italia. Sposò in seconde nozze Maria Acheropita, la bella figlia di Nicola Bruni Grimaldi, già sindaco della città e senatore del Regno. La famiglia Calenda è molto antica, risale a Landulfo, ammiraglio di Salerno al tempo di Ruggero il Normanno. Già nel 966 compare ad Amalfi, Sergio, figlio di Stefano, che era chiamato “Kalendola”. Da qui, intorno all’anno 1000, si trasferì nella vicina Salerno e poi nel nocerino e precisamente nel territorio di Roccapiemonte, nel villaggio Taverne.
Una delle vere glorie del casato fu Salvatore, Priore del collegio di Salerno e medico illustre, tanto bravo da essere chiamato dalla Regina Giovanna II a ricoprire il posto di Priore del collegio di medicina di Napoli. Sua figlia Costanza fu una donna colta ed eclettica, filosofa e medico nella famosa Scuola Medica Salernitana, fenomeno questo straordinario ed unico nella storia della medicina, specialmente se pensiamo che si era in pieno Medioevo, periodo di forte oscurantismo per tutti ma soprattutto per le donne che non potevano accedere al sapere, figuriamoci agli insegnamenti accademici.
La Scuola Salernitana fu un faro nella nebbia in quanto vi furono attive molte donne, tenute in grande considerazione sia dai medici che dalle comunità. Tra i discendenti, Vincenzo Calenda fu autorizzato con “regia lettera” del 1879 al titolo nobiliare di barone di Tavani, il feudo che era stato portato in dote da Isabella, moglie di un suo avo. Il titolo di barone spettava ai maschi primogeniti col predicato di Tavani da aggiungere al cognome Calenda.
Nel 1881, con decreto ministeriale, il titolo poteva spettare anche ai maschi minori ed alle femmine della famiglia. La casa dei Calenda di Tavani è tuttora a Nocera, precisamente in via Pietraccetta, alle falde della collina e vicino all’antica porta di San Bartolomeo che si apriva verso il Castello del parco.