La storia calpestata. La cultura negata. Nocera faccia qualcosa per non perdere un altro pezzo della propria identità
Ieri mattina, sabato 1 giugno, grazie ai ragazzi della scuola media De Lorenzo con l’iniziativa “Adottiamo un monumento”, ho (ri)visitato la chiesa di sant’Antonio, il chiostro del convento dei francescani, l’orto. Un bel giro con tanto di informazioni che i provetti ciceroni hanno dato agli ospiti che avevano deciso di scoprire il complesso monumentale, angolo bellissimo di Nocera Inferiore.
Stavo andando via quando mi sono soffermato all’ingresso del Museo archeologico dell’agro nocerino, gestito dalla Provincia di Salerno, (è lì dal 1965) al cui interno ci sono preziosi reperti archeologici. Pensavo fosse chiuso. Sapevo, infatti, che la Provincia aveva deciso di trasferirlo altrove. C’erano dei cartelli le cui date erano attuali, 2019. Strano, mi sono detto. Abbasso la maniglia, la porta si apre. La sala d’ingresso con le prime teche era parzialmente buia, filtrava la luce diurna attraverso le vetrate. Dietro una scrivania vedo un uomo, una strana figura che era lì, penso, a far nulla e a pensare chissà cosa. Sicuramente un dipendente della Provincia. “E’ aperto?”, chiedo. “Si”, mi risponde quasi meravigliato per aver osato entrare. Nulla, infatti, lasciava immaginare che dentro ci fosse qualcuno e che il museo fosse aperto. Riesco a dare un veloce sguardo restando sull’uscio, mentre il custode riabbassa lo sguardo quasi a scrutare un misterioso ed esclusivo panorama che si staglia sul pavimento. Richiudo.
Mi chiedo. Perché un museo in orario di visita ha la porta chiusa ed è al buio? Non si poteva approfittare dell’iniziativa della scuola per invogliare le centinaia di persone in visita al convento ad entrare anche nei saloni del museo? Bastava tenere la porta aperta, far entrare un raggio di sole, far comprendere che in quelle sale si poteva accedere. Sarebbe stato bello. Un’occasione sprecata.
La mia riflessione arriva proprio nei giorni in cui in città il dibattito politico si è spostato sull’identità cittadina, sulla storia antica e moderna di Nocera. Sarebbe bello che la politica intervenisse, desse delle risposte. E magari ipotizzasse che quel museo possa restare dov’è. Oppure, se proprio deve andare via dal convento, venisse spostato in altri locali della città non facendo disperdere i reperti in mille rivoli di altri musei lontani da Nocera.
Lo so che la Provincia di Salerno è proprietaria del museo e che i reperti sono vincolati dal Ministero dei Beni culturali. I dirigenti di Palazzo sant’Agostino (sede della Provincia), non mi vengano a dire che non ci sono soldi. Vi prego non giratela su questa lamentosa e noiosa vicenda dei fondi. Tra l’altro quel signore, lì al buio, seduto dietro quella scrivania stava percependo uno stipendio pubblico, pagato da noi cittadini. E allora facciamo uno sforzo identitario, tratteniamo quel museo prima che sia troppo tardi, apriamo le porte, invogliamo le scuole della città a visitarlo, teniamolo vivo. Non cancelliamo la storia. Non calpestiamo la cultura.