Cambio della guardia, è Francesco Esposito il nuovo prefetto di Salerno che ha presentato alla stampa la sua road map
C’è un nuovo rappresentante di governo in provincia di Salerno. Francesco Esposito questa mattina si è presentato alla stampa indicando le priorità della sua agenda e rivendicando la sua appartenenza alla sua città natale. “Sono salernitano doc. Ero sugli spalti dello stati Vestuti quando la Salernitana fu promossa in B nel 1990. Dovunque io sia stato ho sempre rivendicato il mio essere salernitano”. Il prefetto torna nella sua città dopo 30 anni. Nell’agenda del neo prefetto quattro punti chiave: sicurezza, rapporto con gli enti locali, questione migranti e protezione civile.
“Rivolgerò grande attenzione non solo al capoluogo ma a tutta la provincia” ha assicurato Esposito. “Quello salernitano – ha aggiunto – è un territorio complesso ma ricco di spunti. Girerò molto ed aprirò la prefettura all’esterno anche attraverso la costruzione di un rapporto costante con le amministrazioni comunali, che rappresenterà il fulcro della nostra attività. In questo senso ho avuto già modo di interloquire con il sindaco Napoli ed il governatore della Regione De Luca”.
“Siamo di fronte ad una società civile articolata – ha spiegato – che presenta problematiche complesse. A questa società non possono essere date risposte semplici, ma c’è bisogno di chiamare in causa tutti i soggetti ed i corpi intermedi. Valorizzeremo quanto di buono è stato già fatto. L’aspetto primario è rappresentato dal contrasto della criminalità organizzata, soprattutto in relazione all’utilizzo dei fondi del Pnrr. Fondamentale, in questo senso, sarà avere presidi di legalità che possano garantire sicurezza. Per quel che concerne la microcriminalità è necessario creare una rete di videosorveglianza integrata che possa aiutare il lavoro degli investigatori nell’attività di indagine”.
Infine il neo prefetto ha parlato della questione migranti. “Qui esiste già un sistema di accoglienza che ha funzionato molto bene – ha detto – questo perché vi è una grande rete fra istituzioni ed enti del terzo settore capace di favorire il processo di accoglienza. Dopo questo step dovremmo capire che fine fanno le persone che sbarcano. Per questo sono necessari processi di integrazione che possano permettere loro di non sentirsi soli”.