Respinto il ricorso del legale della donna accusata di aver ucciso, insieme al marito, la figlia di otto mesi. Anche l’uomo è in carcere
Imma Monti resta in carcere. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dall’avvocato della donna accusata di aver ucciso, insieme al marito Giuseppe Passariello, la figlia d appena otto mesi. La richiesta di scarcerazione si basava sul presupposto di un’assenza di elementi gravi da ritenerla colpevole nell’omicidio in concorso con il marito.
La tragedia risale alla notte tra il 21 e 22 giugno scorso. Scena del delitto una modesta abitazione di Sant’Egidio del Monte Albino . Dopo la morte della piccola avrebbe concordato con l’uomo la tesi da sostenere davanti ai medici ed ai familiari. Poi avrebbe chiamato il 118. Dunque Monti, secondo i giudici, era pienamente a conoscenza delle sevizie a cui la bambina veniva sottoposta anche perché colpevole di essere femmina e malata.
La bambina era arrivata intorno alle 4,30 di sabato all’ospedale Umberto I. Inutili le manovre per tentare di rianimarla. Ma i medici del pronto soccorso si accorsero subito che qualcosa non quadrava: sul corpicino lividi, ecchimosi ed escoriazioni. Da un esame successivo sarebbe risultata anche la presenza di lesioni. I camici bianchi chiesero ai genitori cosa fosse accaduto, poi decisero che era il caso di avvertire la polizia.
Le indagini portarono primo all’arresto dell’uomo. Poi, dopo una settimana, anche della donna. Furono le intercettazioni ambientali ad incastrare la coppia fatte nel commissariato di polizia durante gli interrogatori. I due parlavano di “omicidio”, di “cuscino tutto in faccia”, di nascondere il guanciale e di tacere sulla verità, «altrimenti facciamo cinquant’anni di carcere ciascuno»
Secondo la ricostruzione fornita dai giudici del Riesame sarebbe stato il padre ad uccidere la figlia, senza che la madre tentasse in qualche modo di impedire quel gesto.