Contagio nel reparto di Medicina generale dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, 12 casi tra sanitari e pazienti. Iniziato il trasferimento a Scafati
E’ iniziato il trasferimento degli ammalati contagiati dal Covid nel reparto di Medicina Generale dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. Andranno al Covid Hospital di Scafati. La divisione dell’Umberto I è diventata un focolaio con, al momento, 12 persone contagiate, tre infermieri, un medico, un operatore socio sanitario e sette pazienti. Bisognerà, però, attendere che si liberi qualche letto perché la struttura non ha più posti disponibili.
“Stiamo ricostruendo la catena del contagio – ha precisato il direttore sanitario Maurizio D’Ambrosio – va precisato che ogni ammalato che arriva in ospedale, prima di essere ricoverato, viene sottoposto a tampone ed entra in reparto solo se è negativo”. Attualmente in Medicina Generale ci sono 19 pazienti. Si è provveduto ad isolare tutti gli ambienti. Il virus ha confermato quanto sia subdolo, in una stanza dove ci sono quattro persone, tre sono risultate positive, la quarta è negativa. Tutto era iniziato nel fine settimana quando un infermiere, sottoposto alla sorveglianza sanitaria, è risultato contagiato pur non accusando sintomi.
“Abbiamo immediatamente attivato tutte le procedure – ha spiegato D’Ambrosio – sottoponendo personale e ricoverati al tampone e chiudendo il reparto cercando di cristallizzare la situazione. Ora aspettiamo i risultati che dovrebbero arrivare nelle prossime ore”. Anche il primario Giuseppe D’Amato è in attesa di conoscere l’esito del tampone. “L’idea – ha precisato il direttore sanitario – è di svuotare il reparto per poi effettuare una minuziosa sanificazione. Il problema è che a Scafati non ci sono più posti, i 60 posti del Covid Hospital sono tutti occupati. Potrebbero, però, liberarsi dei letti perché alcuni ammalati sono verso la guarigione, ma è necessario attendere il risultato del secondo tampone. Nel frattempo stiamo lavorando per rendere operativa una nuova ala per pneumologia sub intensiva”. I vertici sanitari non nascondono che la situazione è complessa e temono che il peso sulle strutture ospedaliere possa aumentare.