Nell’aria si comincia a respirare l’atmosfera pasquale con profumi della pastiera di grano, tanti ricordi misti a emozioni
Pasqua per noi campani è pura emozione olfattiva. Eh sì, solo chi, come me e i miei corregionali, svegliandosi questa mattina ha inalato l’odore prepotente dei carciofi arrostiti – campanello d’allarme che Pasqua è alle porte – può capire.
In Campania la Pasqua non è solo una festa religiosa, ma è il trionfo dei sapori e, soprattutto, dei profumi. Nei giorni della settimana santa ogni strada, vicolo e condominio è invaso dal profumo dei carciofi arrostiti, delle pastiere di grano e della pizza di maccheroni, vere fragranze tentatrici per i palati fini ma anche solo per gli amanti della tradizione.
Ieri sera ho aperto la lavorazione della settimana che precede la Pasqua con la prima pastiera di grano. Mentre amalgamavo gli ingredienti per il ripieno e mi apprestavo ad aggiungere qualche mio segreto – la cannella che metto anche nella pasta frolla – il profumo della spezia mi ha fatto pensare che in ogni famiglia esiste una variante, un accorgimento che rende unica la propria pastiera. E così direttamente dal passato è emerso un dolce ricordo.
Ho ricordato un aneddoto simpatico fattomi da Sergio Palmieri, papà della mia amica Barbara. Durante un pranzo nella loro signorile e accogliente casa di San Potito Sannitico, dove a rallegrare la bella tavola ricca di prelibatezze cucinate da mamma Maria c’erano il simpaticissimo zio Eugenio (Eugè per i più intimi), Luigi e Giuseppe, il padrone di casa volle condividere un ricordo legato proprio alle mille varianti della pastiera napoletana. Ai tempi in cui era sindaco del piccolo comune casertano, papà Sergio riceveva in dono dalle famiglie locali la loro personalissima versione della pastiera di grano.
La domenica di Pasqua, al momento del dolce, mamma Maria portava in tavola tutti i dolci ricevuti. Ogni commensale assaggiava un pezzettino delle singole pastiere e alla fine si decretava la vincitrice. Ma, mi assicurava il capostipite dei Palmieri, non ce n’era una che assomigliasse per gusto a un’altra.
Questa settimana ho lasciato che la narrazione, alla maniera di Joyce, seguisse il flusso dei miei pensieri per dimostrare come ogni pastiera sia il frutto di piccole modifiche apportate nel tempo dalle matriarche pasticcere di ogni famiglia e come il dolce sia in grado di creare un legame sentimentale. Papà Sergio e mamma Maria non ci sono più. In questa occasione, come in molte altre, la pastiera mi ha permesso di riabbracciarli.
Per la ricetta della mia pastiera di grano vi rimando all’articolo pubblicato lo scorso anno https://www.inprimanews.it/food/la-pastiera-si-prepara-il-giovedi-santo-9160.html e vi ricordo di partecipare al fotocontest per vincere tanti premi con i ricordi e le foto dei vostri dolci. https://www.facebook.com/events/2446509465495053/