Si susseguono le storie, intime e dolorose, di ammalati che hanno bisogno delle terapie di riabilitazione. Come lo scontro tra il Distretto 60 e i Centri
L’ormai cronicizzata vicenda delle terapie di riabilitazione al Distretto sanitario 60 (Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Castel San Giorgio e Roccapiemonte) è diventata nota non solo ai diretti interessati, malati e famiglie, ma ad un’ampia fetta dell’opinione pubblica. Lo scontro, più che evidente tra i maggiori Centri di riabilitazione del territorio, Villa dei fiori e Ambulatorio Angrisani e l’Asl Salerno, pone degli interrogativi fatti di numeri, budget, tetti di spesa, percentuali. Sono termini incomprensibili per chi vive il dramma di avere in famiglia un ammalato, giovane o anziano che sia. Dietro i numeri si nascondono, purtroppo, vite vere annientate dalla malattia, dalla burocrazia e dal risparmio a tutti i costi. La pandemia con il disastro in Lombardia e la creazione di posti letto per la Rianimazione non hanno insegnato nulla a chi gestisce il sistema sanitario in Italia?
Giungla di norme
Chi scrive ha cercato di comprendere il perché del braccio di ferro tra Distretto sanitario e Aziende di riabilitazione. Ma è come addentrarsi in una giungla. Le persone interpellate ci parlano con sigle, acronimi, articoli di legge e comma. Prima di fare un’intervista al dirigente pubblico o privato che sia, dovresti aver studiato il manuale con tutti gli allegati che regola l’offerta sanitaria in Italia, pardon in Campania, considerata l’autonomia delle Regioni anche se oggi, alla luce di quanto sta accadendo, l’idea di riportare la sanità sotto un’unica governance, sembra essere la linea da seguire. Eppure, tornando alla preparazione pre intervista, nella formazione di un giornalista professionista c’è diritto civile, procedura penale, statistica ed altro. Chi scrive ha esperienze nel campo della disciplina normativa sanitaria: eppure comprendere quello che sta succedendo nel territorio del Distretto 60 resta complesso.
Il silenzio degli enti locali
Anche le amministrazioni comunali, i sindaci sono i massimi responsabili della salute del cittadino, non aiutano. Il sindaco Manlio Torquato nel febbraio scorso, insieme al presidente della commissione comunale sanità, Vincenzo Stile, dovevano parlarne con il direttore generale dell’Asl Salerno, Mario Iervolino. L’appuntamento fu rinviato due volte. Poi è arrivato il Coronavirus. Qualche altro amministratore, probabilmente, ha il timore di esporsi appoggiando l’una o l’altra parte, quella pubblica o privata. E magari poca conoscenza della materia. Sarebbe il caso, dunque, che l’Asl Salerno spiegasse in maniera chiara qual è il vero problema, cosa si nasconde dietro “terapie bloccate” e “attese di mesi per il nulla osta alla terapia riabilitativa”. Purtroppo le notizie e le denunce rimbalzano come su un muro di gomma.
Le storie
Poi c’è il dramma, quello reale. Fatto di nomi e storie. Come quella del signor Giuseppe Donnarumma. Vittima di un ictus, che gli ha procurato una parziale paralisi, ci ha raccontato che sta aspettando da quasi un anno il via libera alle terapie. “La cosa più crudele – ha raccontato – è che il primo ciclo ha dato degli ottimi risultati con un buon recupero di mobilità della parte del corpo interessata alla paralisi. Ora, con questa sosta rischio, di perdere i risultati ottenuti grazie all’ottimo lavori dei terapisti di Villa dei fiori, i migliori”.
Il dramma
Poi c’è la vicenda della signora Maria. E’ affetta da artrite reumatoide e da ipoplasia midollare che le ha bloccato la vita. “Vivere – racconta la donna – diventa impossibile, le stampelle, un’operazione all’anca, l’incapacità di fare anche i pochi gradini di casa”. I medici le prescrivono farmaci e terapia per evitare che peggiori in quanto non può guarire. Inizia l’iter burocratico, la lotta con le scartoffie e “con il Distretto sanitario”. Passano giorni e mesi. Niente da fare, poi l’amara sorpresa “la sua pratica non può essere approvata perché sarebbe fuori da una lista di attesa” che Maria definisce “fantomatica”.
“L’esame di umanità”
“Come può un medico – si chiede la signora – condannare una persona alla malattia? Considerarla una pratica da lasciare in un cassetto? Io credo che queste persone per fare il lavoro per cui noi cittadini le paghiamo, dovrebbero prima superare un esame di umanità. Sento sempre il governatore Vincenzo De Luca parlare dei diritti dei più deboli. Ecco, l’esame di umanità quei medici burocrati dovrebbero farlo davanti al governatore. Ma intanto io continuo a peggiorare. Come tanti altri nelle mie stesse condizioni. Un’ultima cosa: i miei tre mesi di terapia, mi hanno detto, sarebbero costati alla Asl Salerno 1.008 euro. Evidentemente per loro non li valgo”.