La vicenda Villa dei Fiori rilancia la necessità di ridurre il peso dei burocrati e una politica affrancata da norme farraginose
La recente vicenda di Villa dei Fiori a cui il Consiglio di Stato ha dato ragione condannando il Comune di Nocera Inferiore, ci consente di aprire una discussione su come la burocrazia sia talmente così potente da mettere nell’angolo la politica che ha il compito primario di dare ai vari organi dello Stato, ahimè, popolati dai tecnici e burocrati, l’indirizzo politico per consentire ai cittadini il benessere.
Spesso leggiamo sui giornali e ascoltiamo in televisione che la burocrazia va ridotta all’osso, che è necessario sveltire le attività amministrative, che bisogna superare i tecnicismi esasperati. Spesso è l’Europa a chiedercelo. I politici e i governanti di turno annunciano provvedimenti. “Spazzeremo via la burocrazia”, gridano i più temerari. “Parole, soltanto parole” canta Mina. E purtroppo è così. Perché alla fine è la burocrazia a vincere.
Quanto successo a Nocera è emblematico. La vicenda ha inizio nel lontano 2015. Il centro di riabilitazione Villa dei Fiori, per adeguarsi alle normative della Regione Campania, chiede al Comune il permesso di ampliare la propria struttura a Poggio San Pantaleone per migliorare ancor di più l’offerta sanitaria a favore della riabilitazione. L’azienda presenta tutta la documentazione prevista anche alla luce di diversi incontri (la burocrazia li chiama “conferenze dei servizi”) con altri pezzi dello Stato che danno il parere positivo. C’è poi il progetto, avveniristico, che è a carico dell’imprenditore. Insomma lo Stato non deve metterci un euro.

Il paradosso
Ma qualcosa non va. Il meccanismo si inceppa. Villa dei Fiori mette in moto la sua macchina da guerra chiedendo e ottenendo aiuto ai cittadini, ai dipendenti, ai sindacati. Iniziano manifestazioni, petizioni, fiaccolate sfidando freddo e vento. Non c’è nulla da fare. Il dirigente dell’ufficio tecnico comunale chiede a Villa dei Fiori ulteriori documenti sino ad arrivare a sindacare sul colore che l’architetto progettista voleva dare al tetto del nuovo e moderno padiglione. Finalmente si va in consiglio comunale che decide di non decidere. Ma l’azienda non si da per vinta, ricorso al Tar che la vede soccombente. Si va avanti, ricorso al Consiglio di Stato, ultimo grado di giustizia amministrativa.
Ed arriva la svolta. I giudici sentenziano che il dirigente comunale, dunque il burocrate, non doveva chiedere ulteriori documenti. Il dossier presentato da Villa dei Fiori era perfetto. La politica, dunque, è rimasta a guardare, ad eccezione di alcuni consiglieri comunali di maggioranza e opposizione che non volevano piegarsi al tecnico. Morale della favola, triste e dal finale incerto, nonostante la sentenza favorevole, Villa dei Fiori ha sprecato sette anni, è stata condizionata nelle scelte aziendali, ha profuso energie e soldi, non ha potuto offrire migliori servizi sanitari e comfort ai propri assistiti, si sono persi posti di lavoro.
E ora?
“Per noi – riferiscono voci dell’azienda – è comunque una vittoria”. E se Villa dei Fiori, che assicura lavoro a centinaia di famiglie e benessere ai propri pazienti, decidesse di traslocare altrove? Magari in un posto dove la politica non è e non vuole essere ostaggio dei tecnocrati? Alla fine per il Comune di Nocera Inferiore quei 5 mila euro di spese legali da pagare sarebbero caramelle di fronte ad un danno così grave.