“Le Troiane”, inserito nella rassegna creata da Artenauta, riprende una delle opere simbolo della tragedia greca scritta da Euripide
Nuovo appuntamento al Teatro Diana con la rassegna “L’Essere e l’Umano”, il progetto ideato dalla direttrice artistica e regista Simona Tortora, con l’organizzazione di Giuseppe Citarella e il patrocinio del Comune di Nocera Inferiore. Venerdì sera alle ore 20.45 va in scena Troiane con la regia di Antonello Ronga. Lo spettacolo si ispira alla tragedia di Euripide, messa in scena per la prima volta nel 415 a.C., mentre era in corso la Guerra del Peloponneso. L’opera originale si apriva con l’immagine della città di Troia distrutta e sconfitta, gli uomini troiani trucidati e le donne sorteggiate per diventare schiave dei greci. La riscrittura del capolavoro viene ora messa in scena con 21 attori, sovrapponendosi agli eventi bellici che caratterizzano i nostri tempi.
È questo un dramma atipico per la carenza di trama, per lo spazio eccezionale dato alle situazioni dolorose, al lamento, agli stati d’animo di impotenza e frustrazione dei personaggi, le donne ridotte in schiavitù. Ma è un dramma che trova la propria cifra stilistica e registica nella coralità, nella variegata polifonia di voci convogliate verso un effetto musicale unitario, nelle diverse forme sceniche del dolore, che si tramutano esse stesse in azione: canto e movimento corporeo diventano anch’essi espressione e denuncia delle atrocità della guerra, nel costante Leitmotiv della dicotomia tra passato felice e triste presente.
“Chi meglio delle donne, vedove, schiave, concubine, senza patria, senza città, senza figli può rappresentare il dramma della guerra? – spiega il regista Antonello Ronga -. Euripide lo sa bene, e sa anche quale potenza l’universo femminile possa scatenare in scena. La sua fu una vera e propria rivoluzione: le donne, rappresentate sempre mute (perché parlare non conveniva al loro status), stavolta prendono voce, e urlano straziate tutto il loro dolore. Eppure, Euripide, nonostante lo sdegno provato, lancia un messaggio quasi provocatorio: chi è sconfitto sul campo, è vincitore moralmente”.
“Le Troiane – continua il regista – non sono una tragedia della sterile autocommiserazione, ma aprono la strada ad una soluzione, seppur amara. Di fronte alla totale distruzione, c’è qualcosa che nessuno deve mai lasciarsi portare via: la dignità. Ma come dare forma scenica a questa drammaturgia di guerra? Euripide, che tende sempre a sperimentare e rinnovare le convenzioni teatrali, affida alla protagonista Ecuba con la sua costante presenza sulla scena il ruolo di “catalizzatore” delle vicissitudini dei personaggi che si susseguono nello spazio scenico, scandendo il tempo della performance”.