Coronavirus, attenzione al sovrappeso e al giro vita, si rischia di più, “per gli obesi la soluzione potrebbe essere una dieta chetogenica”
Alcuni recenti studi hanno dimostrato una stretta relazione tra sovrappeso e Coronavirus, secondo queste ricerche gli individui obesi rischiano di più. Abbiamo chiesto al dottore Vincenzo Longobardi, biologo nutrizionista, di illustrarci questo collegamento tra sovrappeso e pandemia.
Il legame tra obesità e Coronavirus è indagato dall’inizio della pandemia. Un nuovo studio conferma che può essere uno dei più importanti fattori di rischio di gravi complicanze per Covid 19 anche se si è molto giovani. La notizia, contenuta in un’importante ricerca, mette in allarme Paesi come gli Stati Uniti dove il tasso di obesità è molto alto, ma anche l’Italia, che vede i livelli più alti di obesi in Europa tra gli adolescenti. Generalmente, chi è in forte sovrappeso soffre anche di ipertensione e diabete di tipo 2. Lo studio è osservazionale, quindi non spiega perché gli obesi siano particolarmente a rischio.
Legame tra obesità e coronavirus
L’eccesso di grasso viscerale che colpisce soprattutto gli uomini, causa un’infiammazione cronica dovuta all’aumento in circolo di citochine infiammatorie. Esse sono state messe in correlazione con la severità dei sintomi della polmonite da Coronavirus. Il grasso viscerale, oltre a produrre citochine infiammatorie produce, a causa della sua alta concentrazione di aromatasi, più estrogeni che disregolano il sistema immunitario predisponendolo ad una risposta eccessiva di tipo autoimmunitario che è alla base della polmonite interstiziale.
Dieta Chetogenica
Gli individui che presentano una circonferenza vita aumentata, sono soggetti all’ipercortisolismo e all’iperglicemia mattutina. Questi soggetti rispondono bene ad una dieta controllata nell’assunzione dei carboidrati (circa il 40%) e dove l’assunzione degli stessi è prevalentemente serale in maniera da non alzare ulteriormente la glicemia mattutina, e di conseguenza l’insulina, e favorire viceversa la produzione di serotonina serale con maggior facilità all’induzione del sonno. Però questo approccio anche se funziona bene è più lento rispetto ad un altro approccio altrettanto efficace ma più veloce che è la dieta chetogenica.
La dieta chetogenica consiste in una dieta dove i carboidrati sono limitatissimi, intorno ai 30/40 grammi al giorno (meno del 10 % che io in riferimento a quanto detto precedentemente lascerei a cena) e invece i grassi sono alti (70%) mentre le proteine normali (20%). Durante questa dieta il corpo sperimenta la chetosi e subisce un cambiamento metabolico nella sua fonte di carburante, dal glicogeno immagazzinato agli acidi grassi. Lo stimolo che consente allo zucchero di entrare nelle nostre cellule viene dato dall’insulina, ormone prodotto nel pancreas stimolato dal glucosio e dalle proteine e che, se il glucosio è in eccesso, favorisce la lipogenesi.
In questo caso, essendo l’insulina praticamente azzerata, il corpo per l’assenza di carboidrati è costretto ad usare i grassi a scopo energetico tramite la loro trasformazione in corpi chetonici. Questa dieta è particolarmente efficace per dimagrire più velocemente rispetto a un regime alimentare come quello mediterraneo ma tali effetti sembrano scomparire a lunga durata. Ma attenzione la dieta chetogenica è una vera e propria terapia, la si può fare solo dopo un parere di un medico o di nutrizionista. Ma considerando i rischi che abbiamo visto potremmo avere a causa della pancia, direi che in questo caso questa dieta ci può tornare particolarmente utile.
I benefici
Ma i suoi benefici in questo contesto non finiscono qui, perché da esperimenti sui topi si è visto che la dieta chetogenica è in grado di potenziare il sistema immunitario. Per comprendere gli effetti della dieta chetogenica, il gruppo di ricerca della Yale School of Medicine guidato dal professor Akiko Iwasaki ha preso in esame alcuni topi affetti dall’influenza A, il tipo più grave di virus influenzale. I piccoli roditori sono stati suddivisi in due gruppi: il primo seguiva un’alimentazione standard e l’altro una dieta chetogenica.
Quattro giorni dopo, tutti i topi affetti dal virus sono morti, mentre per quelli alimentati con la dieta chetogenica il tasso di mortalità si è ridotto al 50%. In più, quelli sopravvissuti, non hanno perso troppo peso come accade negli animali affetti da gravi forme influenzali. Gli scienziati hanno scoperto che questo regime alimentare aumentava il numero di un tipo specifico di cellule T. Tale aumento avrebbe portato a una maggior protezione a livello polmonare e ottimizzato la produzione di muco. Sembra che questo muco extra sia importante per proteggere i topi perché intrappola il virus dell’influenza per impedirne la diffusione. Ovviamente si tratta di studi su topi, però è altrettanto vero che stanno emergendo continuamente studi che dimostrano effetti positivi sulla salute della dieta chetogenica nell’uomo. Infatti riduce l’infiammazione (NFkB); migliora la biogenesi mitocondriale; migliora la produzione di ATP; riduce la produzione di radicali liberi dell’ossigeno; aumenta la sensibilità all’insulina; aumenta la sensibilità alla leptina. (Dr. Vincenzo Longobardi – biologo nutrizionista)