Presentato il nuovo menù, Flame si conferma ristorante capace di sorprendere, spazio al territorio con buona dose di fantasia e competenza
di Andrea Bignardi
“Flame”, la fiamma, come quella della passione e dell’ardore, come il simbolo del divenire. E non a caso, il fuoco sa trasformare, in quel processo magico e inspiegabile, remoto come la notte dei tempi, il cibo in ogni sua forma. Il locale di Livio Montesarchio, a Nocera Inferiore, onora questo concetto puntando sulla carne, nella sfida non semplice di offrire una proposta capace di venire incontro ad un target di clientela – lo si nota appena si entra – davvero molto variegato, sia in termini di età che di portafogli. E, non ultimo, anche di gusto.
E di questo ce n’è stato tanto nella serata di presentazione alla stampa specializzata del nuovo menù, svoltasi giovedì scorso, al termine di una delle giornate più lunghe e calde dell’anno. Non di certo al “Flame” che ha saputo accogliere con interni decisamente freschi e ariosi, quasi a controbilanciare le sensazioni che scaturiscono dal suo nome.
L’amouse bouche è stato all’insegna della tradizione del territorio: un crostino di pane all’olio Evo cilentano con burro Occelli ed alici di Cetara (Iasa), accompagnato da falanghina spumantizzata (oro) della cantina Solopaca.
Al piacevole e sapido appetizer è seguita una trilogia di antipasti, accompagnati dal rosato Aliè, direttamente dalle vigne toscane delle cantine Frescobaldi: in sequenza, la cialda di cono con battuta di fassona stracciata di bufala, granella di pistacchio e caviale di limone, la piacevole combinazione tra il carpaccio di black angus americano con scarola riccia, pomodorini gialli e rossi, olive taggiasche e pecorino Occelli affinato al Barolo, su croccante di pizza in pala (impasto di blend di farine: zero, soia e di riso), con affumicatura al faggio, e, come in una climax ascendente, il gyoza napoletano, fatto di croccanti ravioli di riso farcito con salsiccia, peperoncini verdi e provola serviti con salsa allo scarpariello e riduzione di peperoncini verdi, a cui si sono accompagnate le alette di pollo glassate in salsa teriaky, sesamo e accompagnato da alga wakame.
Spazio, poi, alle carni, a testimonianza della volontà della proprietà di puntare molto su questa nicchia. Che, però – specificano – si allargherà sempre di più anche alla cucina. Davvero buona la tagliata selezione Mazury, affumicata con i legnetti di faggio, con funghi cardoncelli trifolati, cubetti di chorizo alla plancia, pesto di prezzemolo, perle di jamon e chips di riso: una portata, questa, davvero appagante, soprattutto dopo esser stata efficacemente innaffiata da un buon calice di Aglianico di Paestum della selezione De Concilis. Il cerchio del nuovo menù si è chiuso nuovamente all’insegna del territorio, con un fresco e suggestivo assaggio della “ricotta e pera” secondo Flame. Finale di scena dedicato a Officine Alkemiche con Prisco Sammartino che ha proposto l’amaro edonista, il Gagà, fresco di nuovi e ambiti riconoscimenti.