Alcuni intellettuali 4.0 con competenze non solo grafiche e sempre sulla notizia: i segreti di Paganistan, la satira che fa impazzire Pagani
Siamo riusciti a carpire alcuni segreti di “Paganistan”, la geniale pagina satirica che continua a conquistare lettori e successi sulla piattaforma Facebook. Alle sue spalle c’è la presenza di “Millennials”. Abbiamo avuto il piacere di parlare con uno di loro. Non ha voluto identificarsi anche se, detto da lui, “molti lo conoscono” e fa parte del gioco non scoprirsi. Un’azione questa non originale e, anzi, in voga tra artisti come Liberato. I creatori della pagina hanno una certa abilità nel campo informatico grazie alla quale riescono a realizzare contenuti interattivi.
Il loro orientamento politico è sarcasticamente di estrema sinistra, in un territorio sostanzialmente di destra. Abbracciano, in un certo senso, “l’ideale bolscevico di Trotzki” in una rivoluzione che non ha, però, nulla a che vedere con quella visione ampiamente depredata e mal carpita del marxismo. Ai soviet sostituiscono i giovani con la loro “politica 4.0” in opposizione ai veterani politici in circolazione con la loro “politica 2.0”.
“Ci vuole il crack generazionale – sostiene l’intervistato di Paganistan – una boccata di Europa, di civiltà. Tra dieci anni ci saranno migliaia di bambini italiani di origine indiana, pakistana, nord africana, l’identità di un popolo cambia, fortunatamente. L’attuale classe dirigente non sa coniugare un congiuntivo, sono tutti amici, competenza zero, curriculum – 1, ci hanno distrutto loro e il turismo religioso, grazie a Dio sono ateo; la malattia è il provincialismo”.
Ecco perché occorre una intellighenzia tutta giovanile per superare le sfide sociali, culturali ed economiche del XXI secolo. Da qui si giustifica l’ambientazione orientaleggiante con richiami a Pagani e, contestualmente, le immagini e video sarcastici che vanno a colpire indiscriminatamente tutti i “politici 2.0”. La loro azione spettacolarizzante hanno per effetto la banalizzazione di quello o l’altro politico, un atteggiamento questo che ricorda “The interview” in cui il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, viene destituito dal suo incarico di dittatore solo dopo essere stato banalizzato da un conduttore, Dave Skylark, di un talk show trash e da un producer, Aaron Rappaport.
Nessun politico noto è al sicuro, li “resetta” e confida, quanto prima, a un “ripristino impostazioni di fabbrica” per creare “un nuovo utente”. Non risparmia neppure il giornalismo definito “generatori di fake news per lobotomizzati in conflitto d’interesse imbarazzante” e sostiene che “Confesercenti e Fenailp fanno magre azioni per niente fattive per il commercio paganese”.
Il nostro interlocutore, come i suoi amici, non ha paura di subire eventuali querele dai politici perché “racconta la verità enfatizzandola”. Alla domanda di cosa intende di fare in futuro oltre alla satira, risponde con un “no spoiler”.
Marco Visconti