Il 23 novembre a Nocera nuova tappa della Rete dei popolari in Campania. Ci saranno De Mita e Pomicino. La convention organizzata da Gennaro Della Mura
C’è una nuova Democrazia Cristiana che suona alle porte. Usa le nuove tecnologie per organizzarsi, incontrarsi, richiamare vecchi amici come whatsapp, chat, video chiamate. A manovrare il vapore ci sono i vecchi rappresentanti di un partito che ha fatto la storia italiana. Il più attivo è l’ex ministro al Bilancio dello scudocrociato Paolo Cirino Pomicino. E’ lui ad organizzare, telefonare, mandare messaggi.
Non sono ex, “perchè democristiani si è per sempre”, dice spesso Cirino Pomicino. C’è anche Ciriaco De Mita. Dall’alto dei suoi 91 anni ritiene che “in Campania c’è una pluralità di intelligenze che può dare vita a questo soggetto politico e perché nella nostra regione è forte il desiderio di recuperare tale memoria storica”.
E’ la Rete dei popolari per la Campania che dall’estate scorsa gli ex avversari (Pomicino era vicino ad Andreotti, De Mita leader della sinistra Dc) stanno tessendo. Ci sono stati già diversi incontri. La prossima tappa è Nocera Inferiore. C’è già la data, sabato 23 novembre alle 10, 30 nella sala polifunzionale della galleria Maiorino. Il promotore è il consigliere comunale Gennaro Della Mura, fedele a Luigi Cobellis, che forse nella Rete ha trovato il suo approdo.
“Non è un’operazione nostalgia”
A sentire le cronache dei precedenti incontri, come quello di ottobre a Torre del Greco, non è un’operazione nostalgia. Il piglio, racconta Il Mattino, è lo stesso degli anni ruggenti e i ragionamenti che volano alto possono sembrare antichi. E invece sono tremendamente moderni, anche se parole come popolarismo e solidarismo rischiano di apparire desuete e fuori moda.
“Ma non lo sono, semmai se ne avverte la mancanza”, osserva Pomicino, tra gli ispiratori del raduno che mette insieme culture democristiane di ieri e di oggi, vecchie e nuove generazioni, padri o “figli di” che non si arrendono e che intravedono nel vuoto della politica attuale uno spiraglio non per rifondare la Dc ma per creare un movimento (o un partito) moderato, centrista, ancorato nel popolarismo, che punti (ovviamente) alle prossime regionali e sappia guardare oltre con la convinzione che ci sia nel Paese lo spazio per radicarsi e riproporre antiche (nel significato nobile del termine) esperienze secondo una visione moderna.
In termini elettorali la loro valenza è già dimostrata e vincente. Nel 2015 furono circa 50mila voti centristi a decretare il sorpasso di Vincenzo De Luca su Stefano Caldoro per la corsa alla Regione. E, dopo 5 anni, quel serbatoio di voti potrebbe essere di nuovo determinante in un confronto, quello che oggi appare, rinnovato se è vero che il candidato presidente del centrodestra è di nuovo Caldoro. Al netto di civiche deluchiane, ipotesi di alleanze tra Pd e grillini.
“A noi anziani il compito di accompagnare i giovani”
“La nostalgia – rilanciano i protagonisti di questo rinnovato entusiasmo – non va interpretata come ritorno al passato ma come disponibilità a ragionare su un’operazione moderna che coinvolga le nuove generazioni. A noi anziani spetta solo un compito di accompagnatori”.
Certo, resta il rischio di guardare avanti con la testa rivolta all’indietro. Ma in fondo c’è da capire chi è cresciuto mentre alla Farnesina sedeva gente come Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Amintore Fanfani, Gaetano Martino, Aldo Moro, Giuseppe Saragat, Giulio Andreotti e oggi fa fatica a vedere nei panni di ministro degli Esteri chi confonde il Cile con il Venezuela. Ma tant’è. L’obiettivo sono le regionali.