Pagani fine del consiglio comunale. Tutti a casa per non aver approvato il conto consuntivo. Ma è anche la fine dell’era Gambino
Tutti a casa. Il consiglio comunale di Pagani ha finito il suo lavoro anzitempo, così come il sindaco, il suo facente funzione e la giunta già fuori dal municipio da mesi. Ma è anche la fine dell’era di Alberico Gambino. L’epilogo è arrivato ieri sera al termine di un consiglio comunale tanto atteso. A decretare la fine di ogni discussione è stato il conto consuntivo 2018 che si trascinava da tempo per la sua approvazione tra interventi della Corte dei Conti e della prefettura di Salerno. Sino all’accelerazione degli ultimi giorni quando il prefetto Francesco Russo ha dato un ultimatum, o si approva oppure il consiglio va a casa.
L’assemblea era iniziata nel pomeriggio, alle 16, è terminata dopo quattro ore di discussioni. In aula erano presenti 19 consiglieri comunali, 5 assenti. Sino al voto finale con la bocciatura dello strumento economico finanziario. Ora si ricomincia con una nuova campagna elettorale. Dopo appena un anno. Una cronologia ma soprattutto una serie di eventi, che deve far riflettere non tanto i cittadini di Pagani che 12 mesi fa hanno creduto in un riscatto ma soprattutto la classe dirigente che ha estremo bisogno di un rinnovamento se si vuole effettivamente rilanciare la città. Oppure continuare ad affossarla.
Un anno fa il trionfo
Tutto era iniziato il 9 giugno 2019 quando Gambino, dopo una campagna elettorale velenosa, riuscì a battere il suo avversario Salvatore Bottone. In piazza S. Alfonso, mentre il sindaco veniva portato in trionfo dai suoi sostenitori, riecheggiava la melodia “Nessun dorma”. Gambino, dopo le vicissitudini giudiziarie, era stato rieletto sindaco dal suo popolo con un nuovo suffragio, oltre il 60% dei voti. Alla sua coalizione andarono 15 seggi, 4 alle liste che sostenevano Bottone. Due i seggi conquistai dalla coalizione che sosteneva il terzo sfidante, Raffaele Maria De Prisco. E poi la novità M5S con un seggio.
Passano soltanto 4 giorni e si scopre della incandidabilità del neo sindaco per una sentenza della Cassazione, una sentenza che è dell’11 giugno, il giorno successivo alla vittoria di Gambino. Nel frattempo il sindaco va avanti e il 20 giugno nomina la giunta, al suo fianco vuole la sua fedelissima Anna Rosa Sessa che è vice sindaco. Il 27 giugno arriva una nota della prefettura che sostiene che Gambino non potrebbe amministrare ma manca la decisione finale che spetta al ministero dell’Interno.
Il dissesto non solo economico
Il primo luglio Gambino, in stile holliwoddiano, fa riunire il primo consiglio comunale nella sala cinematografica della città, un colpo ad effetto con un risvolto pseudo drammatico con la lite in diretta tra il sindaco e il segretario generale Francesco Carbutti, fatto mettere in ferie ma presentatosi ugualmente a verificare la legittimità dell’assemblea. Gambino non lo vuole, chiede ai carabinieri di allontanarlo, chiama il prefetto che, mediando, invita il suo delegato ad andare via. Viene sostituito in tempo reale da Ivana Perongini che era già stata con Gambino segretaria del Comune. La seduta può iniziare. Gambino viene proclamato sindaco dall’assemblea. La giunta si riunisce per la prima volta il 5 luglio in diretta sui social per far vedere a tutti, anche attraverso un telefonino, quello che si decide nella stanza dei bottoni. Mentre al municipio inizia una sorta di repulisti dei vertici comunali, qualcuno la chiamerà “vendetta”. Fino ad una decisione clamorosa, la dichiarazione di dissesto economico finanziario.
Ma ormai l’epilogo è vicino. La sera del 9 ottobre il tribunale di Nocera decide che Gambino non poteva essere candidato alle elezioni amministrative. E’ un colpo durissimo per il sindaco, i suoi sostenitori, l’intera città che sperava in un rilancio anche attraverso una pacificazione che non c’è mai stata. A caldo Gambino dice “valuterò il da farsi”. Quattro giorni dopo dirà “non metterò più piede sul municipio”. Il governo della città passa ad Anna Rosa Sessa. Ma la storia, che neanche il più esperto sceneggiatore avrebbe potuto scrivere, non è finita.
L’epilogo
I mesi successivi trascorrono tra veleni, tradimenti, fughe, dimissioni fino al colpo a sorpresa. Il sindaco facente funzione viene abbandonato dalla sua coalizione. E’ una lunga agonia che colpisce nel profondo Sessa, non solo moralmente ma anche nel fisico. La donna entusiasta e volitiva appare soltanto un ricordo. Il 17 febbraio 2020 getta la spugna e “chiede scusa alla città”. Massimo D’Onofrio dice “Sessa ha tradito” facendo intendere che l”ormai ex delfina di Gambino ha intrapreso un’altra strada, non solo politica ma anche di rapporti e di amicizie abbandonando quelli che duravano da sempre. Lei risponde “ho fatto una scelta di dignità, sono stata io ad essere tradita dagli amici”. Il pomo della discordia è la gestione dei rifiuti. C’è una foto che diventerà il simbolo di questa scelta, Sessa immortalata su un terreno dove vorrebbe realizzare un sito di compostaggio della spazzatura. Quella fotografia è la sua condanna politica.
Siamo ai nostri giorni. Mentre irrompe nelle vite di tutti il Coronavirus, l’11 marzo al municipio di Pagani arriva il commissario prefettizio Vincenzo Amendola, dopo quattro giorni decide di andare via. Lo sostituisce il suo vice Nicola Auricchio. Gambino, nel frattempo, annuncia che non si ricandiderà. Intanto la Corte dei Conti, che da tempo stava vagliando i conti del Comune, chiede che il consiglio comunale approvi il conto consuntivo. Anche su questo, quando ormai la fine era vicina ed evidente, la classe politica paganese trova ancora tempo ed energie per litigare. Questa sera, molti cittadini hanno scritto sui social “finalmente”, la vicenda ha il suo epilogo. La campagna elettorale può ricominciare. Auguri Pagani.