Dopo otto anni il Tar boccia il ricorso di Villa dei Fiori su un tema già risolto quattro anni fa dalla Regione Campania, “sentenza in ritardo sulla realtà”
Spesso si parla di giustizia lumaca. Oppure della burocrazia che rende tutto molto più complesso non tenendo conto delle reali esigenze dei cittadini. La storia che stiamo per raccontarvi mette insieme entrambi le disfunzioni di un Paese che non riesce ad essere moderno ed efficiente. Riguarda la sentenza del Tar (Tribunale amministrativo) della Campania. E’ stata emessa dopo otto anni, un ritardo che l’ha resa praticamente inutile perché superata dai fatti e da nuovi provvedimenti.
Siamo nel 2012. All’epoca la sanità regionale era amministrata dal Commissario ad acta. Bisognava risparmiare a tutti i costi e, purtroppo, le conseguenze si continuano a vedere nella fase pandemica. Il Commissario decide che le strutture socio-sanitarie avrebbero dovuto fatturare all’ Asl solo la parte sanitaria e ai Comuni, invece, quella sociale. Se in quel periodo le aziende sanitarie già pagavano con ritardi infiniti, il saldo delle fatture da parte dei Comuni diventava una vera e propria chimera. E siccome la parte sociale rappresentava dal 30 al 50% delle spese, tutto questo avrebbe significato far fallire le aziende che forniscono servizi essenziali ai cittadini.
Per scongiurare questo pericolo, uno dei maggiori centri di riabilitazione della Campania, Villa dei Fiori di Nocera Inferiore, presentò ricorso al Tar. Nel 2016 il presidente della Campania, Vincenzo De Luca e il Direttore generale per la Salute, Antonio Postiglione rividero la normativa, chiarendo che il pagamento della parte sociale doveva essere anticipato dall’Asl che poi avrebbe recuperato dai Comuni. Sembrava tutto risolto, ma davanti al Tar pendeva il ricorso di Villa dei Fiori. Pochi giorni fa, a distanza di otto anni, il Tar Campania emette la sentenza: ricorso respinto e condanna a pagare tremila euro per le spese. Si tratta, però, di una sentenza praticamente inutile che non modifica lo stato dei fatti sottolineando che la battaglia che Villa dei Fiori aveva già vinto quattro anni prima sarebbe infondata. Come è possibile?
Lo abbiamo chiesto all’avvocato Domenico Vuolo, amministratore di Villa dei Fiori. “Semplice – risponde – il Tar ha emesso la sentenza sulla base delle norme in vigore al momento del ricorso, che sono però state completamente ribaltate dalle norme successive”. “Con tutto il rispetto per i giudici – aggiunge – viene da chiedersi se sia giusto emettere una sentenza dopo otto anni, quando ormai è sicuramente superata dagli eventi. Per capirci, se oggi giudicassimo un obiettore di coscienza del 1960 lo manderemmo in carcere secondo la legge dell’epoca? La risposta mi pare ovvia”.
Nel merito invece? “Nel merito Villa dei Fiori, come sa bene chi ci conosce, ancora una volta si espose con il ricorso al Tar in una battaglia che non era per sè stessa ma per tutto il settore. Perché attendere i pagamenti delle fatture dai Comuni significava chiudere i servizi socio-sanitari. Basti pensare che ancora oggi noi abbiamo un credito con le amministrazioni comunali di oltre 160 mila euro per gli anni 2013-2016. Quella battaglia fu vinta ben quattro anni fa grazie alla Regione, per questo dico che la sentenza ci dà torto in merito a una questione su cui già da tempo abbiamo avuto ragione”.
Avvocato Vuolo, cosa ci insegna questa vicenda? “Innanzitutto – conclude Vuolo – che amministrare la salute dei cittadini con una logica burocratica, come fu quella del Commissario, può avere conseguenze devastanti per i cittadini. Per fortuna in questo caso De Luca e Postigione le evitarono. La seconda è che la giustizia ha veramente bisogno di essere riformata per avere una maggiore aderenza alla realtà e ai bisogni della società. La terza è che condurre battaglie sociali e di interesse collettivo, come ha sempre fatto Villa dei Fiori, può comportare dei prezzi. Ma è anche un grande motivo di orgoglio”.