Oggi la festa patronale che cerca il suo riscatto
Gli anni ’90 sono ormai lontani. Ma, andando indietro con la memoria, fu allora che i due sindaci di Nocera Inferiore e Pagani, rispettivamente Aldo Di Vito e Antonio Donato, compirono un gesto dal grande valore simbolico. Come racconta Di Vito nel suo recente libro “Il sindaco di Nofi. Diario intimo di un’esperienza politica nel Sud”, i due primi cittadini sfilarono a braccetto nel corso dei principali eventi religiosi delle città confinanti: San Prisco e la Madonna delle galline. Un gesto, indubbiamente, importante, per certi versi rivoluzionario. Non solo per il superamento di vecchie e anacronistiche contrapposizioni di parte, ma anche per evidenziare l’importanza che queste feste rivestono nei due Comuni. Feste che, negli ultimi anni, hanno ripreso nuova vitalità e slancio.
Pagani ha creato gradualmente, attorno alla Madonna delle galline, un clima di universalità che ha saputo superare i confini regionali, facendola diventare locale ma non localistica, tradizionale ma non tradizionalista. Il legame tra San Prisco e Nocera Inferiore, dopo un periodo di stasi, è tornato solido e profondo, come testimonia una febbrile attività collettiva per darle coesione e solidità organizzativa, intraprendendo un percorso che può permettere alla comunità di traghettare le antiche tradizioni in un mondo sempre più globalizzato ed in cerca di autenticità.
Una differenza sostanziale tra le due feste va individuata nella devozione. Quella paganese ha una componente profana, fatta di svago e di folklore, che è complementare alla fede religiosa. Nelle celebrazioni in onore di San Prisco si rinnova invece il sentimento dell’appartenenza e del legame alla storia cittadina.
Ogni Festa Patronale è la Festa di una comunità, di una comunità che cambia. Proprio in una società che cambia è necessario riscoprire il senso di una tradizione secolare che porta con sé valori sia spirituali che culturali, ripartendo da quegli elementi della festa che sono rimasti immutati nei secoli e che, nel tempo, occorre valorizzare per tornare a riscoprire l’autenticità delle radici sulle quali si fonda il nostro territorio. Senza barriere, limitazioni, campanilismi.