“Il colloquio” proposto da Artenauta è una tragicommedia, uno spaccato di vita ironico e audace che fa riflettere sul sistema carcerario
Prosegue la rassegna teatrale “L’Essere e l’Umano” firmata Artenauta. Il teatro Diana di Nocera Inferiore è pronto a ospitare il terzo spettacolo in programma. Venerdì sera, alle ore 21, su il sipario per “Il colloquio”, una tragicommedia in cui si ride e si riflette, erede di influenze cinematografiche importanti come Ciprì e Maresco, e vicino a suggestioni estetiche nel solco della ricerca teatrale contemporanea come quella di Emma Dante. La performance vede la regia di Eduardo Di Pietro, con protagonisti Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino, uno spettacolo di Collettivo lunAzione.
“Il colloquio” prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente, desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame. In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. Nella loro realtà, la detenzione è una fatalità vicina come la morte, che deturpa l’animo di chi resta. Pare assodato che la pena sia inutile o ingiusta. Il Colloquio è frutto di una serie di interviste a donne che hanno vissuto o vivono questo legame carnale con l’istituto di pena.
“Nel corso delle ricerche – ha spiegato l’autore Eduardo Di Pietro – ci siamo innamorati di queste vite dimezzate, ancorate all’abisso, disposte lungo una linea di confine spaziale e sociale, costantemente protese verso l’altrove: un aldilà doloroso e ingombrante da un lato e, per contro, una vita altra, sognata, necessaria, negata. La mancanza, in entrambe le direzioni, ci è sembrata intollerabile”.