Tra terra e mare la catena montuosa dei Monti Lattari ospita bellezze naturali, tipicità enogastronomiche e tradizioni popolari
di Pierfrancesco Maresca
Una terra idilliaca da scoprire e amare. Così possono essere definiti i Monti Lattari, la catena montuosa che si estende dalla Costiera Amalfitana a quella Sorrentina e che costeggia l’Agro nocerino. Un nome assunto per via dei pascoli di capre e dalla relativa produzione di latte che, ancora oggi, hanno luogo così come la transumanza praticata dai pastori delle località più elevate come Agerola.
I monti sono oggi un Parco regionale, ente istituito nel 2003 per la sua salvaguardia e valorizzazione, che racchiude lungo la sua intera estensione bellezze paesaggistiche e non solo. Tra le specie vegetali caratteristiche, vista l’eterogeneità dell’habitat, spiccano sia le varietà di sottobosco come ciclamini e felci selvatiche, sia quelle tipiche mediterranee quali ginestre e ginepri, mentre tra le specie arboree figurano lecci, castagni, pini marittimi e faggi. Ad abitare queste fitte vegetazioni una ricca fauna composta da volpi brune, tassi, faine, poiane e falchi.
I prodotti tipici sono anch’essi svariati e spaziano dagli agrumi fino ai latticini, da qui l’esigenza di dare vita ad enti per la tutela e la valorizzazione come i consorzi. L’ultimo, per istituzione, è il Consorzio dei vini di Gragnano. A far da apripista quale specialità locale è il provolone del monaco frutto di “tradizioni artigiane e del particolare microclima che caratterizza gli ambienti di lavorazione e stagionatura”, a seguire i pomodorini di Corbara, i rinomati limoni della costiera ma anche insaccati come soppressate e salsicce. Tutti prodotti che possono essere degustati senza difficoltà nella miriade di osterie e agriturismi presenti nelle valli, spesso ubicate in vecchi casolari lungo i terrazzamenti di limoneti e vigneti.
Oltre il Sentiero degli Dei e Punta Campanella con la Baia di Ieranto, vi sono altre località meravigliose consigliate ai visitatori. Suggestiva, ad esempio, è la Valle delle ferriere e dei mulini situata tra Scala e Amalfi che rappresenta una delle 41 riserve biogenetiche italiane per via dell’ecosistema incontaminato. Il nome deriva dalle cartiere ed officine di fabbri dediti alla lavorazione del ferro che sfruttavano l’acqua dei ruscelli per alimentare i mulini. Ma la valle è peculiare soprattutto per via del suo microclima dove trovano ricovero insetti, anfibi e rarità floreali come l’erica terminalis. Oltre le bellezze paesaggistiche e i prodotti enogastronomici non sono da meno quelle storico-artistiche.
L’intera costiera è costellata da un’infinità di borghi marini patrimonio Unesco. A ergersi verso il cielo azzurro sono campanili e cupole di chiese medievali dalle forme tondeggianti e colori variopinti, testimonianza delle influenze artistiche buzantine e arabe mentre le torri di avvistamento, ancora in ottimo stato, ricordano ai posteri le frequenti incursioni dei pirati saraceni di cui le comunità erano vittime. Ma dove vi è arte vi è anche fede, e le tradizioni religiose si fondano con quelle marinare tanto da essere divenuto un elemento identitario per le comunità dei monti.
Basti pensare ai fuochi in mare in onore di San Pietro, protettore dei pescatori di Cetara o alle reliquie di Sant’Andrea apostolo, conservate nel Duomo di Amalfi e alla tradizionale processione. Non mancano infine rievocazioni storiche come la regata delle Antiche Repubbliche marinare, evento dai connotati anche agonistici. Insomma, non è difficile accostare i Monti Lattari all’Arcadia, una mitologica terra narrata nelle opere letterarie incontaminata e abitata da pastori e divinità. Insomma, un paradiso terrestre.