Venerdì sera il vescovo Giudice celebrerà a Sant’Antonio la messa in onore di San Sebastiano Martire, patrono della polizia municipale
Anche gli agenti della polizia municipale hanno un santo patrono e rinnovano la loro protezione a San Sebastiano Martire, ufficiale dell’esercito romano, morto per aver sostenuto la fede cristiana. Come ogni anno, i caschi bianchi di Nocera Inferiore festeggeranno San Sebastiano protettore con una celebrazione religiosa. Venerdì sera, 20 gennaio, alle ore 18, il vescovo della diocesi Nocera Sarno, monsignor Giuseppe Giudice, officerà la celebrazione Eucaristica presso la chiesa monumentale di Sant’Antonio. Proprio i frati conventuali custodiscono, all’interno del convento, un’antichissima statua che raffigura il santo, trafitto dalle frecce, risalente all’600.
San Sebastiano martire, protettore della polizia locale, è stato istituito per mezzo di un Breve apostolico il 3 maggio 1957 da Papa Pio XII. “San Sebastiano – come recita il documento pontificio – durante l’impero di Diocleziano fu comandante della corte pretoriana e fu onorato con grandissima devozione (omissis)…. a lui come patrono si consacrano molte associazioni sia militari che civili attratte dal suo esempio e dalle virtù cristiane (omissis)…. per cui (omissis) costituiamo e dichiariamo per sempre San Sebastiano Martire custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati “Vigili Urbani” e Celeste Patrono… “.
Vissuto sotto l’impero di Diocleziano, il santo divenne ufficiale dei pretoriani e di nascosto era molto impegnato nell’assistenza e nell’aiuto di poveri e bisognosi, sostenendo i cristiani incarcerati e dare degna sepoltura a coloro che predicavano il Vangelo. L’imperatore, forte sostenitore della persecuzione contro i cristiani, scoprì l’operato di Sebastiano punendolo con la pena di morte. L’ufficiale fu denudato e legato a un palo, poi i suoi commilitoni eseguirono gli ordini scagliando una raffica di frecce. Sebastiano sopravvisse all’esecuzione e fu tratto in salvo da alcuni cristiani che lo credevano morto. Scoperto che fosse ancora in vita, l’imperatore lo fece arrestato e fu condotto all’ippodromo del Palatino, dove fu ucciso a bastonate, una delle forme più umilianti di pena capitale usata solo per gli schiavi.