Durante l’emergenza Coronavirus in molti riscoprono il servizio essenziale delle edicole. Si legge di più e i giornali vengono consegnati anche a domicilio
C’è anche tanta solidarietà nel vendere un giornale. Non solo i sacrifici di orari di lavoro, giorni festivi impegnati e scarsa redditività ma la soddisfazione di fare un mestiere che offre, soprattutto in questo periodo un servizio essenziale per la collettività. E’ un rapporto stretto tra edicolante e lettore che si è rinsaldato ancor di più nell’epoca di Covid-19. Ma anche tra gli stessi “venditori di giornali” che hanno messo da parte la concorrenza per assicurare ai loro clienti di essere informati.
E’ il caso dell’edicola di Emanuela Cibelli in via Roma a Nocera Inferiore. Ha deciso di chiudere in questi giorni complicati, “con rammarico ma dopo un’attenta valutazione”, ha scritto su un foglio incollato alla saracinesca abbassata. Ma non ha lasciato sguarnito il suo presidio di faro della democrazia che si esplicita attraverso la vendita di quotidiani e riviste. Ha invitato i suo clienti a spostarsi di poche decine di metri, in piazza Trieste e Trento, dove in un locale della stazione ferroviaria c’è l’edicola dove lavora Angelo Voccola.
“La mia collega – racconta l’edicolante – ha detto ai suoi clienti di passare da me a prendere i giornali. E’ stato un bel gesto. So, comunque, che lunedì riaprirà”. Voccola ha visto aumentare, così come altre colleghi, la vendita di giornali non solo per i clienti dirottati a lui dall’edicola vicina, ma anche per una sete di informazione di “chi non vuole sentire solo quello che passa in televisione.
Con il giornale, invece ci sono gli approfondimenti e se non hai capito una parola, la rileggi, torni indietro”. Anche se ha perso i pendolari, “circa l’80 %”, ha recuperato vendite grazie a questa fame di notizie. In edicola è solo, per questo motivo non si è potuto organizzare per consegnare a casa i giornali. C’è un’eccezione, un’insegnante pendolare che, da quando è chiusa la scuola, non può più avere, tra l’altro, i fascicoli della sua raccolta sul metodo di insegnamento Montessori. “La professoressa – ha raccontato Voccola – ha bambini piccoli e vive in periferia. Quando chiudo le porto a casa quello che le serve”.
Chi invece ha deciso di portare fuori la porta quotidiani e periodici è l’edicola di via Giambattista Vico. “Tanti nostri clienti – ha spiegato Teresa Civale – sono anziani. Molti di loro ci hanno detto che preferiscono non uscire per ridurre il rischio del contagio, si sentono a rischio. Mi è sembrato il minimo accontentarli recapitando nelle loro case i giornali”. Nel chiosco, definito da diversi clienti “il più bello della città” sono in tre, Teresa, la sorella Anna Rita e la madre Rosa Daniele che chiama i suoi clienti “giovanotti”, pure quando i capelli virano verso il bianco, ottima strategia di marketing. “Anche se facciamo i turni – ha continuato Teresa – riusciamo ad offrire il servizio di consegna a domicilio. E lo facciamo con piacere perché tra noi e il quartiere da anni si è creato un ottimo rapporto”.
Altri clienti, invece, preferiscono passare in edicola per avere l’opportunità di uscire di casa per acquistare un bene essenziale com’è un giornale. Abbiamo ridotto l’orario – ha continuato Civale – il pomeriggio siamo chiusi anche perché la vendita si concentra soprattutto il mattino e non ha senso, con le strade vuote, tenere aperta l’edicola. Nonostante ciò abbiamo registrato un aumento di copie vendute. Molte persone stanno acquistando più quotidiani e non può farci che piacere considerato il trend degli ultimi anni con il calo delle vendite. Speriamo che quando tutto sarà finito le persone non perdano questa abitudine, magari coinvolgendo anche i più giovani”.