Esce “Habitus”, l’album di Francesco Nacchia “Amalinze”, il rapper che racconta a suo modo la città “perché la mia storia è la sua storia”
Francesco Nacchia è un talentuoso artista paganese molto conosciuto nell’Agro nocerino-sarnese. Francesco, 32 anni, è dottore di ricerca in Linguistica Inglese e lavora attualmente come docente a contratto di Lingua Inglese presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, “L’Orientale” ed altri atenei.
Amante del rap e del freestyle, è stato finalista del concorso “Global rap superstar”. Il nome d’arte di Francesco è “Amalinze” ed è ispirato ad uno tra i più forti wrestler della storia, rimasto imbattuto per sette anni. Ha pubblicato sei progetti musicali ed è stato inoltre vincitore di numerosi premi, tra cui “Giffoni Rap Contest” (2019) con giuria guidata dal disc-jokey Don Joe, e “Ritratti di territorio” a cura di Nunzia Gargano (2020).
L’album “Hàbitus” è il suo settimo lavoro discografico in uscita il 30 aprile 2021. Le nove tracce ruotano tutte attorno ad un unico tema principale, ovvero la città di Pagani, descritta attraverso le esperienze dell’autore nel tentativo di fornire una testimonianza della vita quotidiana di chi è nato e cresciuto in questa terra.
Il disco inizia con una poesia di Bernardo D’Arezzo recitata da Pierfrancesco Califano. Il titolo e la posizione che occupa all’interno dell’album non è casuale: di fatti, così come il tragitto che va ‘da Santa Chiara a ‘o Carmine’ è quello che si percorre per entrare fisicamente nei confini di Pagani, così la traccia così intitolata vuole rappresentare metaforicamente l’ingresso all’interno della città-album. Brani come “Il posto dove vivo” tematicamente forniscono una panoramica sul rapporto dell’autore con la città, tramite descrizione di caratteri generali della stessa e dei suoi abitanti ed il personale vissuto dell’autore.
“Squarciare i silenzi”, che vede la collaborazione di Alfonso Calandra, parte con un breve resoconto dell’evoluzione del paese negli ultimi anni per poi raccontare le difficoltà affrontate dall’autore in età pre-adolescenziale e adolescenziale alla ricerca del proprio spazio nel mondo. “La stagione dei pomodori” rivolge uno sguardo romanticizzato alle estati dell’adolescenza dell’autore passate, come gran parte dei giovanissimi dell’Agro nocerino-sarnese, in fabbrica a sollevare casse di pomodori, senza tuttavia rinunciare ai bagni in costiera amalfitana.
“Con i soldi in testa” nasce come omaggio ad uno dei pezzi di maggiore influenza sull’autore, ovvero l’omonimo brano di Marracash. “Un uomo solo” raccontata delle difficoltà per chi vuole intraprendere un percorso musicale focalizzato sul rap in aree geografiche dove il genere non ha attecchito e viene considerato un genere minore e ancora etichettato come volgare e rozzo, ignorandone i risvolti sociali e culturali.
“Pino” è un testo nella forma di “storytelling” in prima persona nei panni del papà che racconta il calvario dalla scoperta della malattia fino alla scomparsa. “L’ultimo giorno di festa 2021” è una nuova versione di un brano uscito durante la prima crisi pandemica del 2020 che portò all’annullamento dei festeggiamenti in onore della Madonna delle galline. Il disco si chiude con “Vulesse scrivere”, altra poesia di Bernardo D’Arezzo a cui Pierfrancesco Califano ha dato voce. Chiudere il disco con questa poesia rappresenta una dichiarazione di intenti dell’autore: quella di continuare a scrivere finchè ne avrà la forza.