Cure negate, dopo la sentenza del Tribunale anche i malati oncologici chiedono ai giudici di fare chiarezza. La beffa dei tetti di spesa
Andare oltre i numeri, superare la barriera dei tetti di spesa che bloccano le analisi, le terapie e, in alcuni casi, le cure sanitarie. E’ un dibattito a più voci che si è innescato dopo la ferma condanna del tribunale di Nocera nei confronti dell’Asl Salerno. Il giudice Raffaella Caporale, con la sua sentenza, non solo ha ordinato all’azienda sanitaria di autorizzare le cure di riabilitazione ad un ragazzo distrofico, ma ha aperto un fronte nel quale certamente si insinueranno ammalati che vedono alienato il loro diritto alla salute costituzionalmente garantito. Tra questi, soprattutto, i malati oncologici che si vedono le cure negate.
Se da un lato viene garantita la radioterapia con i contratti integrativi per le aziende convenzionate, dall’altro viene negata la possibilità di effettuare i controlli e le analisi. Superati i tetti di spesa e sospese le convenzioni il paziente deve rivolgersi per gli esami diagnostici alle strutture pubbliche le cui liste di attesa non sono certo brevi. Insomma non si consente un libero accesso al diritto di essere assistiti e curati.
“Bisogna però – ha detto l’avvocato Domenico Vuolo che è stato al fianco del giovane affetto da distrofia di Duchenne – valutare caso per caso. Per il mio assistito ho fatto ricorso d’urgenza come disposto dall’articolo 700 del Codice di procedura civile dove è preminente il pericolo o il danno che si può avere da un ritardo per far riconoscere o tutelare un proprio diritto come nel caso della sospensione della terapia riabilitativa e la fondatezza. Nel caso di malattie gravi ci potrebbe essere una similitudine con quanto acclarato dal tribunale di Nocera. Ma ripeto, ogni caso deve essere valutato singolarmente. Ad esempio, con tutto il rispetto per la patologia e per chi ne è affetto, non c’è urgenza per la logopedia se viene interrotta”.
Il presidente della commissione consiliare per la Sanità, Vincenzo Stile, pone l’attenzione sui fondi per la sanità erogati dallo Stato. “Se fossero uguali alle altre regioni del nord – ha spiegato il medico – in Campania quasi certamente non ci sarebbero i tetti di spesa”. “Dopo l’uscita dal commissariamento – ha sottolineato Stile – la prossima battaglia politica a cui bisogna puntare è quella di indurre il governo ad equiparare i finanziamenti statali per ogni cittadino campano a quelli che stanzia per altre regioni”.
“C’è enorme disparità in quanto la spesa erogata dallo Stato alle Regioni per la spesa sanitaria è in base all’età media e non al numero di abitanti. Per cui in Campania si vive meno anni e si hanno meno soldi. Per dire basta alle interruzioni dei servizi provocate dai tetti di spesa, bisogna combattere questa battaglia che è fondamentale ora che, con merito, la Campania è fuori dal commissariamento”.