Perde il posto di lavoro. Ed entra nel vortice del sovraindebitamento. La casa salvata dalle nuove norme
Operaio lui, impiegata in un ente pubblico lei. Due figli. Una famiglia come tante che vive bene grazie ai due stipendi. Alcuni anni fa riescono a coronare il loro sogno, acquistare una casa nella loro città, Scafati. La banca concede il mutuo, tutto va per il meglio. Poi, all’improvviso, la fabbrica chiude e licenzia il capofamiglia. La sua età, poco più che cinquantenne, non è appetibile al mondo del lavoro.
E’ difficile andare avanti con un solo stipendio, pagare la rata del mutuo che ne assorbe gran parte. Poi c’è la corrente elettrica, telefono, gas e acqua. Mandare i figli a scuola. Mangiare. C’è la necessità di reperire altri soldi. Lo si fa chiedendo prestiti, rivolgendosi a banche e finanziarie. Ma è un palliativo. Un mese paghi la rata del mutuo e salti quello della carta di credito “revolving”; il mese successivo alterni i pagamenti. Alla fine si è allo stremo.
I creditori iniziano le azioni di recupero, la banca che ha concesso il mutuo mette l’immobile all’asta. La famiglia è allo sbando. Ma la storia ha un lieto fine. Il 5 settembre scorso il tribunale di Nocera Inferiore, al termine di una procedura durata tre anni, emette una sentenza che ha ridato una speranza di vita all’operaio e padre senza lavoro, alla moglie, ai due figli, ma soprattutto non ha tolto loro la casa.
Il giudice Bianca Manuela Longo ha approvato ed omologato il piano di pagamento del debito che era stato elaborato da Giulio Pennisi dello studio Pennisi & Partners, vice presidente dell’Ordine dei commercialisti di Nocera, attraverso l’Organismo di Composizione della Crisi,unico ente attualmente abilitato alla gestione di tali procedure. La decisione del magistrato annulla tutte le attività esecutive in corso e consentirà alla famiglia di pagare i debiti scaduti in misura ridotta e con un piano di rientro della durata di ben 16 anni.
La proposta, seguita anche dagli avvocati Giuseppina Gambardella e Giuseppe Gargano, è stata redatta grazie alla legge sul sovraindebitamento, nota anche come “salva suicidi”, che riserva tale opportunità sia alle famiglie in difficoltà che a tutte le attività economiche, incluse le società, non fallibili.
”Il piano– spiega Pennisi – ha convinto la magistratura nocerina perché basato sul giusto equilibrio fra gli interessi dei creditori e dei proponenti che pagheranno il dovuto compatibilmente alle proprie disponibilità economiche e finanziarie. La sentenza, la prima a Nocera, ha una grande rilevanza sociale e consentirà alle altre procedure che l’Organismo di composizione della crisi ha in gestione, di avere buone possibilità di successo perché la sentenza farà da guida”.