Udienza del nuovo processo sulla frana di Monte Albino. Il tribunale accelera le udienze per evitare la prescrizione del reato. Morirono tre persone
Svolta nel processo della frana di Monte Albino, il tribunale accelera. “Un risultato insperato che ora dà fiducia a chi da anni attende giustizia”. Lo hanno detto in coro le persone che questa mattina, sotto la pioggia, hanno manifestato davanti al tribunale di Nocera dove si teneva un’udienza del processo, il secondo, per la frana di Monte Albino del 2005. Il riferimento è all’accelerazione data dal giudice Raffaele Donnarumma che ha stilato il calendario delle prossime udienze e che potrebbero portare ad una sentenza prima della prescrizione prevista per il prossimo 4 marzo.
Dunque per la frana di Monte Albino il tribunale accelera. Si tornerà in aula il 27 e 30 dicembre; il 16 e 23 gennaio e il 13 e il 20 febbraio del prossimo anno. Il magistrato ha anche chiesto una nuova perizia tecnica sulle cause del distacco della frana che provocò tre vittime. Il perito avrà un mese di tempo per presentare le sue deduzioni.
“Se tutto fila liscio – ha detto l’avvocato Rosario Iannuzzi – si potrà arrivare ad una sentenza prima della prescrizione. Alla sbarra c’è un solo imputato, è l’imprenditore Franco Amato che gestisce la cava estrattiva nel fianco della montagna. Deve rispondere di frana colposa. La precedente accusa, omicidio colposo, è stata prescritta tra i dubbi dei legali. In aula questa mattina c’era anche il sostituto procuratore Roberto Lenza.
Nei giorni scorsi i familiari delle tre vittime presentarono alla magistratura nocerina una lettera aperta nella quale chiedevano di fare il possibile per evitare la prescrizione accelerando le fasi del processo. La lettera era stata affidata agli avvocati Rosario Iannuzzi e Pasquale Pontarelli. “Vi imploriamo – si leggeva – fate tutto ciò che è in vostro potere per dare giustizia all’ambiente devastato ed alla memoria delle tre vittime della frana del 4 marzo 2005”. Il sit in questa mattina è stato animato dai componenti del comitato cittadino ambientalista “Antibarriera”, e dai dirigenti di Legambiente tra cui Michele Buonomo.
Nel 2005 un pezzo di montagna si staccò portando a valle alberi e fango, distruggendo case, uccidendo i coniugi Matteo Gambardella e Rosa Califano, il cognato Alfonso Cardamone. “Nel punto dove si verificò la frana – racconta Iannuzzi – era stata creata una strada a servizio della cava mediante un taglio della montagna, circostanza accertata da consulenti tecnici e dai periti nel processo. Ma la prima condanna è stata annullata dalla Corte di cassazione per un mero problema di notifica e si è dovuti ripartire con una nuova udienza preliminare ed un nuovo processo”.
“Purtroppo – ha sottolineato Pontarelli – su richiesta del difensore di Amato, il tribunale ha emesso una sentenza di prescrizione dei tre omicidi colposi, ritenendo che tale prescrizione maturi in sette anni e mezzo e non in quindici anni, come invece aveva stabilito il giudice. Quindi il processo proseguirà per il solo reato di frana colposa. Ed il 4 marzo arriverà anche la prescrizione per quest’altro reato”.