A Casagiove, alle porte di Caserta, l’osteria Le Quattro Fontane è alla quarta generazione senza tradire origini e territorio
di Nello Ferrigno
Quasi per caso (quel quasi è riferito al consiglio della collega Antonella Amodio) mi sono ritrovato all’osteria Le Quattro Fontane a Casagiove, cittadina a due passi da Caserta.
Avevo partecipato ad un evento di Legambiente a Succivo, vicino Aversa, dove ho scoperto un luogo meraviglioso, il Casale di Teverolaccio. Non avevo prenotato per il pranzo e di domenica è un problema. “Antonella che faccio?”. “Un quarto d’ora di auto e sei a Casagiove, prova alle Quattro Fontane”. Mancava poco alle 13, recupero il numero di telefono e chiamo. “Si c’è posto – mi risponde una gentile voce femminile, l’aspettiamo”. Non avevo fatto i conti con il traffico all’ingresso di un centro commerciale. Rifaccio il numero, “arriviamo con qualche minuto di ritardo”. “Non si preoccupi, siamo qui”, questa volta è una voce maschile, la gentilezza è la stessa. Questi modi cortesi mi rassicurano.
Arrivo a Casagiove. In via Quartier Vecchio c’è l’osteria. Qui conosco Francesco, il giovane oste. Il suo approccio conferma le buone sensazioni che avevo avuto al telefono. È figlio dei proprietari del locale, Michele Russo e la moglie Loredana Morales che si destreggiano in cucina. Ma la storia risale agli anni Sessanta quando bis nonno Michele diede vita alla cantina, poi trasformata in osteria una decina di anni dopo dal figlio Francesco. Una generazione fedele alla tradizione anche dei nomi tramandati da padre in figlio, così come l’ospitalità e la bontà del cibo. Con Francesco junior siamo alla quarta generazione
Dopo alcune entrée arrivano in tavola delle pipe con ragù di maialino nero casertano e un diplomatico ripieno di ricotta di bufala e brasato di bufala. A seguire una costoletta di maiale paesano. In tavola un Susumaniello pugliese di Ligea, piacevolissima scoperta suggeritami dall’oste.
Anche Biagio, il collaboratore di Francesco in sala, di vino se ne intende. Con lui superiamo i confini nazionali sino alla scoperta del vino della Georgia, paese cerniera tra Europa e Asia. Mi consiglia, appena posso, di assaggiarlo e mi ricorda che nel 2013 l’Unesco ha aggiunto l’antico metodo di vinificazione tradizionale georgiano utilizzando i vasi di argilla Kvevri agli elenchi del patrimonio culturale.
Chiudo con i dolci, uno strudel con fichi, pinoli e uva passa e un semifreddo al cioccolato fondente con cuore di vaniglie e amarena. Se passate da Casagiove oppure organizzate una visita alla Reggia di Caserta, fermatevi alle Quattre Fontane. Gentilezza e ottimo cibo sono garantiti.