Il Corpo Civico Nazionale dei bacini idrografici lancia un’iniziativa: forestare alcuni terreni per ripristinare l’originario ecosistema della Valle del Sarno
di Pierfrancesco Maresca
Forestare parte della Valle del Sarno per ripristinare l’antico ecosistema. Questa l’iniziativa di Michele Buscè, giornalista sui crimini ambientali, educatore ambientale, guida naturalistica e divulgatore scientifico. Uno tra i migliori conoscitori degli aspetti geologici, morfologici e tecnici del territorio e fondatore di un Corpo Civico Nazionale denominato Cnsbii, che si occupa di tutelare i bacini idrografici.
Dopo una serie di studi scientifici effettuati nella Valle del Sarno, ha in progetto l’avvio di una start up finalizzata alla “forestazione della Valle del Sarno”. Buscè spiega come l’originaria destinazione originaria di tale territorio sia stata mutata e convertita nel corso della storia in area agricola dall’essere umano. In origine era una valle forestale ricca di alberi, corsi d’acqua e paludi.
Buscè, grazie a diversi studi, ha constatato come le aree agricole da coltivazione di ortaggi e verdure generino un aumento esponenziale dell’inquinamento delle acque per via dell’impiego di composti chimici nelle coltivazioni che permettono una maggiore resa distribuita in più giorni dell’anno. “Tutto ciò che cade sul terreno – spiega Buscè – infatti o filtra nel sottosuolo o va verso un corso d’acqua”. Le terre della Valle del Sarno, a differenza di quelle della Piana del Sele, sono coltivabili 365 giorni all’anno grazie alle caratteristiche del terreno e “a questo fattore va associato un aumento delle temperature a livello del suolo per via, sia della composizione del terreno di origine vulcanica, sia per l’aumento della superficie piana da coltivare senza alberature”.
“In questo caso il mio progetto – ha spiegato – tenderà a realizzare dei corridoi o delle isole di alberature autoctone e alloctone le quali, se necessario, potranno essere destinate alla selvicoltura e creare economia ma anche ecosistemi naturali”. Questo permetterà abbassamenti di temperature in determinate aree, la fitodepurazione dei terreni, la nascita di nuovi ecosistemi naturali, una maggiore umidità dei terreni, un ritorno degli animali selvatici come uccelli, volpi, rettili e anfibi ed altre specie di animali.
Successivamente si verificheranno gli effetti di tale intervento sull’habitat. L’ideale sarebbe quindi disporre di un terreno, o meglio di un proprietario disponibile a ciò, ove sperimentare tale azione e per poi diffonderla più a vasta scala. Il progetto non prevede l’intera forestazione della Valle del Sarno ma una porzione, in questo modo non si annullerà la vocazione agricola dei territori. Al contrario, se ne aumenterà la resa e qualità per via di una qualità ecosistemica migliore che permetterà una presenza maggiore di insetti utili all’impollinazione.
Tuttavia, sottolinea, come questo progetto potrebbe ricevere scarsa accoglienza. “Non immagino che questo progetto potrà avverarsi ma la mia potrebbe essere identificata come una provocazione progettuale” conclude Buscè che invita a chiunque possieda un terreno incolto o abbandonato a investire in questo progetto. Per aderire lo si può contattare al 089-0977183 del Cnsbii.