La situazione politica di Pagani ricorda il dramma di chi aspetta Godot nelle vesti di Gambino, De Martino, De Prisco, Desiderio. O chissà chi
Mai come in queste ultime settimane, nella città di Pagani si respira il greve alito dell’Attesa. Non vi è una occasione di incontro, dal barbiere o al supermercato, per strada o al bar che non sia buona per chiedere: “Allora? Mo’ che succede?”, “Novità?”.
Fino a nuove elezioni, nella prossima primavera, la guida del Comune sarà affidata al vicesindaco Annarosa Sessa. Come ormai noto, a seguito della pronuncia di scioglimento del Consiglio comunale per decadenza del sindaco, il Consiglio e la giunta rimangono in carica sino alle consultazioni dei prossimi mesi.
Viene inevitabilmente alla mente “Aspettando Godot”, la celebre opera teatrale del grande drammaturgo irlandese Samuel Beckett. In essa l’autore sviluppa il dramma umano attraverso il ricorso al teatro dell’assurdo, termine col quale si caratterizza il dialogo senza senso e surreale, capace solo di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi, i quali rimangono fermi mentre si dicono “Well? Shall we go?” (E ora? Possiamo andare?) – “Yes, let’s go” (Sì, andiamo), e l’indicazione scenica dice ironicamente “They don’t move” (Non si muovono).
Estragone e Vladimiro, Pozzo e Lucky, sono antieroi in bombetta, l’uno è spalla dell’altro. Un quartetto indissolubile di marionette che meditano sull’infelice felicità dell’esistenza e attendono indolenti un misterioso personaggio, insieme alla luna, a un albero e ai colori della notte. Un gioco tragico che non esclude la leggerezza, la risata e forse la speranza.
La politica paganese, in attesa di Godot, personaggio che mai entra in scena, si presenta oggi nella sua più delicata fase, espressione di un confuso momento generale che mette al centro crisi, incertezza, decadenze e scioglimenti, situazioni surreali, squarci di numerosi scenari: Gambino tornerà alla carica con una nuova formazione politica? E Carlo De Martino, Lello De Prisco, Santino Desiderio? Una cosa è certa: la città sembra vivere un eterno presente, sospesa in un universo senza riferimenti, governata dalla pura e semplice insensatezza, e immersa in un tempo soggettivo, come sospeso.