A Materdomini di Nocera Superiore ci si prepara alla festa che continua a richiamare migliaia di fedeli e pellegrini
Si dice che una giovane contadina di nome Caramari ebbe in visione la Madonna. La Vergine la invitò a scavare sotto una quercia. La donna lo fece e trovò l’effige della Madonna Bruna. Era il 1046. Anni dopo, e succede ancora oggi, i pellegrini all’alba del 14 agosto, termine del novenario, si presentano davanti al tempietto dove è custodita l’immagine della Materdomini cantando: “Scinn scinn zij munacon scinn, arapr stu purton”, invitando i frati ad aprire le porte del santuario.
La devozione
E’ una tradizione centenaria quella che si prepara a vivere Nocera Superiore per la festa de la Materdomini, dove vanno ad incontrarsi fede, folklore e tradizione. La devozione alla Madonna Bruna è un legame molto caro ai nocerini, indissolubile se vogliamo, e tanti sono i pellegrini che giungono al tempietto per rendere omaggio alla Madonna.
La festa nei cortili
Un contesto festoso che vive dei momenti del tutto particolari, a partire dal novenario. Nei diversi cortili, sparsi per la città, prendono forma i caratteristici toselli, altari votivi che ritraggono l’effige della Materdomini. E’ dai cortili, infatti, che parte questo legame di fede e tradizione. Proprio da quei cortili che monsignor Giuseppe Giudice, vescovo della diocesi Nocera – Sarno, nella lettera pastorale scritta nel cuore della Santa visita evangelica, li definisce come “luoghi dell’esistenza, di relazioni, di famiglia, icona dell’incontro che rimanda alla vita, alla crescita e alla festa”. E ancora, aggiunge il vescovo, “l’immagine del cortile può assurgere a paradigma della vita cristiana, richiamando i Cortili dell’evangelizzazione”.
La storia millenaria
Il Santuario de la Materdomini, uno dei più antichi in Campania, è custodito dai Frati Minori e può vantare una storia millenaria. Prima dei Frati Minori, a custodi dell’icona della Madonna Bruna si sono alternati i Preti Bianchi e i Monaci Basiliani.
Christian Geniale