Wip e il sommelier Gaetano Cataldo celebrano la bevanda giapponese che ben si armonizza con la dieta mediterranea
di Andrea Bignardi
Sake e dieta mediterranea, Oriente ed Occidente in una rara simbiosi si sono incontrati a un passo dal Natale: un binomio piuttosto inedito quello proposto in occasione della serata alla pizzeria “Wip” di Nocera Inferiore, per tutti coloro che conoscono ed apprezzano il valore dell’incontro tra culture differenti che sa esprimersi anche – e soprattutto – attraverso la fusione di sapori ed atmosfere.
Maestro di cerimonie l’assaggiatore di sake Gaetano Cataldo, docente della Scuola Italiana Sake, già insignito del titolo di Miglior Sommelier dell’Anno al Merano Wine Festival, ideatore e principale promotore di “Mosaico per Procida” che ha celebrato l’Isola di Arturo nel suo anno da Capitale della Cultura, ha condotto gli ospiti del locale di Domenico Fortino e Lorenzo Oliva in un viaggio attraverso storia, ingredienti, aneddoti e produzione della millenaria bevanda del Sol Levante.
E così il Sakè Dewanoyuki Kimoto, con il suo sapore corposo, rotondo, gusto pieno e profumo fragrante, dall’aroma strutturato e ampio e con note di frutta secca, in una persistenza “ùmami” al palato, ha incontrato una focaccia ai multicereali con baccalà marinato all’olio evo ed agrumi, crema di scarola alla napoletana, polvere di olive nere e maionese di papaccelle, piatto che ha in sè l’essenza dell’inverno nocerino.
Virata verso il Junmai Daiginjo “Ninki Gold” – Ninki Ichi, che ha puntato tutto sull’intensità aromatica e la persistenza gusto-olfattiva, in abbinamento ad una pizza di impasto integrale senator Cappelli con tonno rosso fresco ai 3 pepi, pomodorino corbarino semidry, mousse di cipollotto nocerino e insalatina di lollo. Un abbinamento solo in apparenza forzato, ma ben riuscito in entrambi i casi: per le due pizze servite, infatti, si è optato per un topping non troppo stridente con la spiccata aromaticità dei Sakè proposti.
Ancora più netto e audace l’incontro con un eccellente tagliere di salumi di Salvatore Calabrese dell’Antica Macelleria del Corso di San Marzano Sul Sarno: la bevanda alcolica giapponese per eccellenza – nello specifico, l’Amabuki Junmai Daiginjo White, anche questo dal tocco floreale e decisamente fruttato, non ha sfigurato dinnanzi al fiocco ed alla salsiccia di scottona stagionata, al capocollo ed al dosso di suino piemontese pesante, così come anche dinnanzi al tagliere di formaggi da meditazione ai 4 latti di Paolo Amato, del Caseificio Aurora si è piacevolmente combinato lo Shirayuki Edo Genshu: perfetta simbiosi con l’erborinato, più netto il contrasto con la spiccata sapidità del pecorino, ma mai in antitesi con la produzione casearia dei Monti Lattari.
Ma il binomio più coinvolgente è stato senz’altro quello del Kodakara Yuzu, liquore all’agrume giapponese per eccellenza, ma capace di evocare anche l’aromaticità tipica di quelli della nostra terra, con la delizia al limone del Gran Caffè Romano di Solofra, non prima di lasciare spazio al panettone al “Malaga” della pasticceria solofrana guidata da Lello e Gianfranco Romano