La Lega insiste, disastrosa l’ultima esperienza Gambino. E nel centrodestra di Pagani ora volano gli stracci
Giorni di fibrillazioni, polemiche roventi, parole al fulmicotone. Pagani e la sua comunità sempre più nella morsa di dichiarazioni e toni aspri. Non da ultima, dopo le dimissioni dalla giunta di Alfonsa Mattino, la Lega Salvini Premier tramite il coordinatore Massimiliano Vuolo esprime nuovamente le proprie preoccupazioni rispetto all’andamento amministrativo ed all’atteggiamento assunto dalle attuali cariche pro tempore del Comune di Pagani.
“Il Presidente della Repubblica scioglie il Consiglio Comunale di Pagani e rinvia la città a nuove elezioni amministrative” – dichiara il coordinatore cittadino – “l’esperienza Gambino è conclusa, questa la verità, non servono mistificazioni o battute da bar dello sport dell’attuale reggente per cambiare la realtà dei fatti”.
Il coordinatore cittadino Vuolo sottolinea inoltre: “Non è attraverso facili ironie che l’attuale reggenza può cambiare l’epilogo della disastrosa avventura Gambino che dopo aver rassicurato un’intera coalizione sulla sua condizione ha costretto la sua Città ad un esercizio provvisorio e precario”, aggiungendo “la società di scopo Gambino Sessa Bonaduce non può prendere ancora in giro il popolo paganese mistificando il risultato elettorale”.
Vuolo conclude dichiarando: “Vogliamo una squadra forte e credibile per le prossime elezioni amministrative senza mezze figure che, per gestire la Città, hanno bisogno di un amministratore esterno che è entrato di nascosto dalla porta-nomina di servizio”.
Un dato emerge dalla vicenda paganese, con riflessi anche sulla politica nazionale: terminata la stagione bipolare, il centrodestra, compresso tra la post-politica grillina e il nuovismo renziano, sta vivendo una fase di forte cambiamento e difficile transizione, con l’inevitabile, tardo-berlusconiana perdita della vocazione originaria. Ormai ci si può e ci si deve aspettare di tutto, è la democrazia nell’era della post-ideologia, ma sarà interessante vedere, al di là delle note tensioni governative, in che modo le forti turbolenze andranno a definire lo schieramento, formalmente e strategicamente ricompattatosi ma eterogeneo e vulnerabile ai personalismi più che mai.