Grazie a Mario Marra sappiamo del primo nato del 2020. Come sempre a Capodanno presidia gli ospedali. “E’ il mio lavoro, la mia passione”
Il primo scoop dell’anno è di Mario Marra, prima allievo, poi fraterno amico, poi incomparabile collega. Con puntualità svizzera ci ha detto chi è stato il primo nato del 2020 nell’Agro nocerino sarnese. Chi non è avvezzo al nostro lavoro non sa che i luoghi da presidiare nelle ore tra la notte di San Silvestro e l’alba di Capodanno sono il pronto soccorso e il reparto di ginecologia ed ostetricia degli ospedali.
E la notte scorsa, mentre tutti noi eravamo impegnati a scambiarci gli auguri intorno agli struffoli e il panettone, con l’immancabile brindisi e sullo sfondo del soggiorno di casa la tv che ci mostrava la sempre più noiosa diretta di Rai 1 con le cariatidi della canzone italiana riesumate come sempre per l’occasione, il nostro Mariolino, con la sua telecamera e la felpa marchiate Telenuova, se ne andava in giro tra gli ospedali di Nocera e Sarno per sapere di nascite o ferimenti da botti. Nonostante i suoi ormai “anta”.
Quest’anno era anche solo perché la sua spalla, che negli ultimi anni lo ha accompagnato nei giri di Capodanno, si è ammalato. Dicono che il lavoro del giornalista stia cambiando, che il futuro della carta stampata (i giornali tradizionali) sia segnata oppure che noi giornalisti siamo ormai tutti declinati al web, alla social communication e al marketing: tutte menzogne.
Finchè in giro ci sono cronisti come Mario che continuano a trascorrere la notte di Capodanno negli ospedali in cerca di notizie (ma questo è solo un esempio perché Mariolino è sempre sul pezzo), senza obbligo di farlo da parte dell’editore, vuol dire che il “mesteriaccio” ha ancora un futuro. Grazie a Mario questa mattina, quando ci siamo svegliati ed abbiamo acceso i nostri telefonini, abbiamo saputo che all’ospedale di Nocera alle 00, 50 c’è stato il primo nato, si chiama Carmine e la famiglia è di Siano. E che non ci sono stati gravi feriti dei botti di fine anno.
Complimenti a Mario, ma anche (forse soprattutto) a Patrizia ed ai suoi figli che ormai sanno che a un certo punto lascerà la tavola, non per andare a divertirsi ad un veglione, ma in cerca di notizie. Le prime dell’anno. E quando tra poco lo chiamerò al telefono per fargli gli auguri e farò un passaggio sul lavoro fatto la notte scorsa mi dirà: “E’ il mio lavoro, la mia passione”.