Tradizione, devozione dei fedeli e il legame alla Materdomini. Il mistero della Vergine Bruna raccontato dal portone della Basilica
di Christian Geniale
Sarà il pieno ritorno alla tradizione, quella millenaria, che si prepara a vivere Nocera Superiore in festa per la Materdomini. Dall’alba del 6 agosto tanti sono i fedeli che arrivano in pellegrinaggio al sagrato del santuario dedicato alla Vergine Maria, nell’anno in cui ricorrono i 100 anni dall’elevazione a basilica pontificia voluta da Papa Pio XI. Era il 1923, così come ricorda la datazione in numeri romani posta al di sopra del portone dell’edificio, con tanto di stemma pontificale.
Realizzato intorno al 1830 per volere dei Frati minori che giunsero a Materdomini dopo la custodia dei monaci basiliani, oltre a essere di rara bellezza artistica, realizzato in legno, il portone del santuario assume un forte significato. E’ la porta che permette ai fedeli di poter incontrare l’icona della Madonna, posta all’interno del tempietto al centro della chiesa, e, ricolmi di speranza, si avvicinano per invocare una sua grazia. Sulle due ante del portale sono raccontate tutte le fasi della millenaria storia di questo splendido luogo sacro. Le 12 formelle che lo adornano, poste su quattro colonne, leggendole seguendo la lettera “M”, iniziale di Maria, richiamano gli eventi del pre ritrovamento dell’icona, i primi miracoli attestati dalle cronache e l’inizio del culto.
Partendo dal basso, incontriamo la raffigurazione della leggenda del drago che viene ucciso, il sogno di Caramarì e il primo incontro con la Madonna, il sogno in cui appare Gesù Salvatore che le profetizza “questo sarà un luogo di preghiera”. Poi la formella del primo scavo sotto la quercia ma non viene trovato nulla, il sogno della seconda apparizione della Vergine Maria dove le dice “abbi fede, scava”, la raffigurazione del parroco dell’allora chiesa di San Fortunato – l’odierna parrocchia di San Michele Arcangelo di Croce Malloni – che si reca sul luogo per la benedizione prima di ricominciare lo scavo. Finalmente il ritrovamento dell’icona e quindi la formella che ne da testimonianza, la costruzione della prima edicola con le persone che pregano al tempietto. Poi le incisioni dei primi miracoli che hanno visto crescere nel tempo la devozione dei fedeli.
Come detto il portone da la possibilità di poter accedere all’interno della basilica e durante i giorni della novena i pellegrini, vedendolo chiuso, intonano uno dei canti più antichi della tradizione, invocandone la sua apertura per poter pregare e dare il buongiorno alla Mamma Celeste. “Scinn scinn zij munacon scinn, arapr stu purton” è l’invito che viene fatto al padre guardiano dei frati francescani custodi della Materdomini. “Sono sempre emozionanti i giorni che portano alla festività dell’Assunta – ha spiegato il rettore della Basilica Fra’ Andrea Mazzocchi – sia in ordine di fede e devozioni sia in ordine storico e culturale. I tanti pellegrini che giungono da ogni parte, sono i cultori di una storia millenaria che non è iniziata ieri e non finirà domani”. All’alba del 14 agosto, vigilia della festività, sarà celebrato l’ultimo giorno di novena con la Santa Messa presieduta dal vescovo della diocesi Nocera Sarno, Giuseppe Giudice, in piazza Materdomini che accoglierà “i pellegrini della notte”.
Tanti saranno i gruppi di fedeli che giungeranno in processione accompagnati dai tradizionali carri mariani, segni di devozione e affetto nei confronti della Vergine Bruna, provenienti non solo dalle città dell’Agro nocerino, ma anche dai paesi vesuviani, dalla vicina Cava de’ Tirreni e dalla valle dell’Irno. “Non c’è devozione senza tradizione – ha aggiunto Fra’ Andrea – proprio perché siamo poggiati su quello che ci hanno trasmesso i nostri antenati. Un po’ come diceva San Papa Giovanni Paolo II ‘non c’è futuro senza memoria’“.