Dall’altare della Materdomini il vescovo ai giovani “conservate la giovinezza affidandosi a Maria. Tutti chiamati a essere costruttori di umanità”
di Christian Geniale
“Anche noi, pellegrini e non vagabondi, vogliamo vedere Gesù e lo chiediamo a Maria, che ci aspetta con tenerezza di Madre e non ci lascia mai soli nella notte, ma per vederlo occorrono occhi semplici, puliti, e sguardo di fede, antica e nuova”. Lo ha detto il vescovo Giuseppe Giudice che ha presieduto, all’alba di questa mattina a Nocera Superiore, la celebrazione eucaristica del novenario in onore della Materdomini. Un’omelia dove il prelato ha parlato ai tanti giovani “che hanno forzato l’aurora” con un pellegrinaggio notturno “sull’antico sentiero che porta alla Mater Domini e li accompagna alla luce”.
Le strade che portano verso il Santuario erano un fiume in piena di fedeli, illuminate dalle torce e dalla fede che hanno poi affollato la piazza antistante la Basilica dedicata alla Materdomini. In migliaia i pellegrini venuti da ogni parte dell’Agro nocerino sarnese, dalla Valle dell’Irno e dai paesi vesuviani, accompagnati dai caratteristici carri mariani. Erano oltre 30 quelli che hanno trovato posto in piazza. Anche la chiesa era piena e ha accolto coloro che non hanno trovato posto in piazza e hanno partecipato alla celebrazione seguendola da un maxi schermo allestito dinanzi all’altare maggiore.
Per vedere e incontrare Gesù “dobbiamo togliere – ha sottolineato il vescovo – gli ostacoli, gli ingombri, le nebbie e tutti coloro che si frappongono e che ci impediscono di vedere oltre. Per vedere Gesù bisogna purificare gli occhi e il cuore, perché il di più si vede sempre e solo con il cuore. Maria e la MaterDomini ci fanno vedere Gesù. E’ lei che lo mostra, dalla culla alla croce. Tra le sue braccia quando lo mostra ai pastori e ai magi, tra le sue braccia nel momento del dolore. Lo mostra all’umanità smarrita e sempre bisognosa di luce. Maria è sempre là, dove si nasce e dove si muore, per mostrarci Gesù; e dove si rinasce perché c’è sempre Gesù, il Crocifisso-Risorto”.
“Maria – ha osservato monsignor Giudice – è come ogni madre per un figlio. Attende sempre, anche se è notte, con fiducia, con gioia e senza vergogna, anche dopo il peccato con i piedi sporchi di fango. Non ci mortifica e non ci umilia, ma sempre ci accoglie perché sa attendere, cioè sa sperare. La Mater nostra ci insegna a rialzare lo sguardo, ad aspettare nella notte che si apra la porta del Santuario, per apparirci con il suo sguardo di pace. Non ci affidiamo ai venditori di illusioni che ci rendono schiavi e prigionieri dell’effimero, del nulla, dell’attimo fuggente, insegnandoci a cantare il vuoto e la noia, che ci aiuta a perderci lungo le autostrade della vita, per piangere domani altre giovani vittime”.
Poi un messaggio rivolto ai giovani giunti in pellegrinaggio, a pochi mesi dall’apertura dell’anno giubilare. “Se volete essere e rimanere giovani – ha detto il prelato – di quella giovinezza non solo fisica ma spirituale, non perdete mai il senso della culla e della croce. Chiedete a Lei il segreto, adesso e nell’ora della nostra morte, quali viaggiatori verso il cielo. Non vi sottraete, se volete essere felici, se volete una vita bella – e non una bella vita! – allo spessore del legno della culla e della croce, lasciandovi abbagliare da chi vi sussurra che la vita è una semplice passeggiata, più attraente e comoda se si eliminano culla e croce”.
“Insieme, come Chiesa da conoscere e amare sempre – ha concluso il vescovo Giudice – siamo chiamati a essere costruttori di una nuova umanità che, relegando i figli delle tenebre, investe sui figli della luce, profeti e poeti di un’umanità ricca e stupenda, capace di meraviglia, di attenzione al creato e all’ambiente, di rispetto e pace vera, di dialogo sereno tra le generazioni e di inclusione fraterna”.